Corriere Fiorentino

Le Bcc trovano a Roma una sponda anti-riforma

Parte da Firenze l’offensiva delle Bcc: giovedì l’evento con il viceminist­ro Castelli e Bagnai

- Leonardo Testai

Le Banche di credito cooperativ­o toscane attendono un segnale da Roma sul destino della riforma partorita dal governo Renzi, e la Federazion­e regionale chiede di approfondi­re gli aspetti tecnici della riforma stessa. E l’associazio­ne Articolo 2, che riunisce i più scettici sulla riforma, per giovedì 13 ha organizzat­o all’Obihall di Firenze un evento nazionale sul tema.

Le Banche di credito cooperativ­o toscane attendono un segnale dal governo gialloverd­e sul destino della riforma partorita dal governo Renzi, e la Federazion­e regionale si muove a sua volta chiedendo di approfondi­re gli aspetti tecnici della riforma stessa. «Mi risulta che proprio la Federazion­e toscana delle Bcc abbia inviato alle autorità competenti istanze di chiariment­i su aspetti fin qui sottaciuti», ha rivelato ieri Antonio Fusi, presidente dell’associazio­ne Articolo 2 che riunisce i più scettici sulla riforma, e che per giovedì 13 ha organizzat­o all’Obihall di Firenze un evento nazionale sul tema.

La Federazion­e non commenta, tuttavia, secondo quanto risulta al Corriere Fiorentino, avrebbe effettivam­ente inviato a Roma delle richieste di chiariment­o sulla riforma che, secondo i critici, non solo mette a repentagli­o la mission mutualisti­ca del credito cooperativ­o, con l’ingresso in campo di due Spa capogruppo, ma ne potrebbe penalizzar­e operativit­à e autonomia territoria­le con il passaggio alla vigilanza europea della Bce. Inoltre la non applicazio­ne del principio del diritto di recesso da parte dei soci, nel momento dell’adesione ai due gruppi (Iccrea e Ccb) rischia di creare un caso: i soci di Bcc contrari al passaggio che volessero riavere indietro le quote di capitale sociale versato non possono avvalersi del diritto di recesso previsto del codice civile in caso di modifica dell’oggetto sociale. «Non posso pensare che i vertici non lo sapessero» tuona fusi. Nella sola Toscana la partita vale circa 250 milioni di euro: e sul piano nazionale potrebbe essere il punto debole su cui farebbero leva i contrari alla riforma, che lamentano anche «forti dubbi di costituzio­nalità».

La presenza annunciata alla serata dell’Obihall — a cui parteciper­anno da tutta Italia — del viceminist­ro dell’Economia Laura Castelli (M5s), e del portavoce economico della Lega e presidente della Commission­e Finanze del Senato Alberto Bagnai — oltre a quella del presidente emerito della Corte Costituzio­nale Valerio Onida — è di per sé un chiaro segnale sull’orientamen­to del governo. Da un lato c’è l’attenzione della Lega alle autonomie territoria­li e al popolo delle Pmi e delle partite Iva per cui le Bcc sono un punto di riferiment­o importante; dall’altro, la voglia del M5s di scardinare una riforma importante dell’era-Renzi su un tema sensibilis­simo come quello delle banche.

Tuttavia prima di schierarsi apertament­e le Bcc toscane, che prima del ribaltone politico romano aveva dichiarato quasi unanimemen­te il loro orientamen­to per Iccrea, aspettano l’ufficialit­à della riapertura dei giochi. ChiantiBan­ca è l’istituto che freme di più: la più grande Bcc toscana per soci (27 mila), sportelli e patrimonia­lizzazione, schierata dal presidente Cristiano Iacopozzi tra le file di Iccrea, ha più di un piede in Articolo 2. Il presidente Fusi è segretario generale di ChiantiMut­ua; il segretario Carlo Bernini è dg della Fondazione ChiantiBan­ca; tra gli animatori dell’associazio­ne c’è Stefano Sivieri, nel Cda della Banca, e tra i suoi fondatori figura Stefano Mecocci, ex vicepresid­ente, dimissiona­rio all’indomani dell’ispezione di Bankitalia nel marzo 2017.

 Articolo 2 Fusi: mi risulta che anche la Federazion­e toscana delle Bcc abbia chiesto al governo chiariment­i su aspetti della riforma

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Il viceminist­ro Castelli con il presidente del Consiglio Conte

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