E il congresso toscano ora stuzzica i big anti Renzi
Ma che sta succedendo nel Pd toscano, compatto esercito renziano fino a pochi mesi fa e ora diviso in due gruppi in guerra tra loro? La domanda se la stanno facendo anche a Roma gli avversari più o meno dichiarati di Matteo Renzi: dai dirigenti che lavorano per Nicola Zingaretti agli esponenti vicini a Dario Franceschini. Perché la possibile candidatura del «dissidente» renziano Federico Gelli alla guida dei Democratici toscani può aprire uno scenario con ricadute che vanno ben al di là dei confini regionali. Renzi insidiato in Toscana, con la sua candidata alla segreteria Simona Bonafè sotto il 50% alle primarie di ottobre e quindi costretta al ballottaggio in assemblea, diventerebbe un simbolo potente in vista del congresso nazionale. «Sì, il gruppo di Cortona (dove si tiene il meeting annuale dei franceschiniani, a cui quest’anno hanno partecipato anche Zingaretti e Martina, ndr) è interessato a ciò che sta accadendo qui — dice un dirigente vicino a Gelli — D’altronde è quasi naturale: la gestione pessima del partito è stata pessima qui come a Roma». Anche sostenitori di Bonafè, ne sono consapevoli. «Il rumore di fondo di certe manovre romane sul congresso toscano è arrivato anche a noi, però ce lo voglio vedere un Franceschini che viene qui a spendersi per Gelli...», dicono i renzianissimi vicini a Luca Lotti. Anche perché Gelli sta ancora sfogliando la sua margherita: candidarsi o no? E aspetta un segnale da Matteo Renzi, che oggi alle 18,30 sarà alla festa delle Cascine. «Un appello di Matteo all’unità riaprirebbe la trattativa con Bonafè, che a quel punto non potrebbe non fare un passo verso Federico», spiegano i gelliani.