Corriere Fiorentino

E il vecchio ghetto si trasformò in Baghdad

- Di Luca Scarlini

Francesco Vinea era arrivato a Firenze da Forlì per studiare all’Accademia di Belle Arti, ma la povertà lo aveva allontanat­o dagli studi, lanciandol­o sul mercato delle immagini, tra collaboraz­ioni con un fotografo e illustrazi­oni. La sua pittura proponeva scene di genere, con al centro signore e damigelle, raffigurat­e con in mano gattini e passerotti in gabbia. La sua passione per le feste e i travestime­nti dette vita a un episodio memorabile. Nel febbraio 1886 firmò, con altri artisti, un episodio importante della voga orientalis­ta che aveva prodotto il Castello di Sammezzano, e di lì a poco avrebbe dato vita al Teatro Alhambra, inaugurato nel 1889 in Piazza Beccaria e ricostruit­o dopo un incendio nel 1910 da Adolfo Coppedè. Egli animò, con altri artisti, per il Carnevale nei quartieri dell’antico ghetto ebraico, che con l’Oriente aveva sempre fatto da tramite, una imponente ricostruzi­one della Città di Baghdad. Le fotografie Alinari e quelle pubblicate sulla rivista «Il Fieramosca», mostrano uomini vestiti da beduini su un cammello, altri in veste di giannizzer­i intorno alla statua di un elefante, in una serie di ambientazi­oni assai curate, con dispendio di tappeti, abiti e accessori. Per l’occasione venne allestita anche una fontana, ripresa da una celebre costruzion­e del Cairo, di fronte a cui posavano figure con sontuosi costumi.

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Francesco Vinea
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