UNA BATTAGLIA SU DUE FRONTI
Saranno cannonate. Solo metaforiche, ma pur sempre cannonate. La battaglia per Firenze è cominciata e sarà lunga e dura. Il la lo ha dato Matteo Renzi alla festa del Pd alle Cascine, con l’appello all’unità per la conferma del sindaco Dario Nardella a Palazzo Vecchio per altri cinque anni.
Mancano i nomi dei suoi concorrenti, ma non sbaglia l’ex premier a individuare il cuore della sfida nello scontro tra il suo partito e la Lega di Matteo Salvini. Firenze e Milano sono le due grandi città in cui il centrosinistra ha resistito all’avanzata del Carroccio, da una parte, e del Movimento Cinque Stelle, dall’altra. Ma Firenze è la roccaforte simbolica del Pd dopo l’avvento di Renzi sulla scena nazionale e qui più che altrove si capirà se l’ondata gialloverde che ha portato alla nascita del governo Conte avrà cominciato a fermarsi oppure no.
Firenze test nazionale, insomma. Come era chiaro ancor prima che Renzi lo esplicitasse («Qui troveranno il Piave», ha detto galvanizzando la platea). E questo significa che i temi della politica nazionale avranno comunque un peso rilevante sulle strategie dei partiti e anche nelle scelte degli elettori. Ma tutti i protagonisti farebbero un grave errore a minimizzare l’importanza del significato locale del voto. Si deciderà il governo della città. E si dovranno valutare con la massima attenzione bilanci e programmi sia del sindaco uscente che dei suoi «competitors».
C’è bisogno di un confronto serio e serrato, perché i tempi stringono e il destino di Firenze non può dipendere dagli sviluppi della politica romana.
Sul tappeto ci sono molti problemi da affrontare: la sicurezza, sicuramente, che è tra le priorità indicate dai cittadini, ma anche la questione dei trasporti e della mobilità, che non si risolverà di certo con l’inaugurazione della linea 2 della tramvia; la riqualificazione delle periferie e il loro rapporto con un centro sempre più usurato e sconvolto da turismo, movida, rendita immobiliare; la revisione del sistema di raccolta dei rifiuti, soprattutto entro la cerchia delle mura e dei viali, che è visibilmente in affanno dopo gli anni dell’exploit e del rinnovamento tecnologico. Trasversalmente ai diversi fronti amministrativi resta la questione dell’identità che questa città vuole avere, oggi e domani. Bisogna provare a sciogliere il nodo della residenza in centro.
Decidere come disciplinare gli spazi (anche azzerando gli impegni presi in passato), a partire dai dehors ai quali si è concesso per anni campo libero; scegliere come ripristinare il decoro di strade e piazze, per troppo tempo abbondante all’incuranza o alle competenze di tecnici privi di visione. Proprio in questi giorni abbiamo ritoccato con mano quanto sia cruciale una riflessione su come si voglia far vivere la città. Può forse fare da modello la tre giorni di piazza del Carmine dove la musica jazz ha fatto da alibi alla vendita di arrosticini? Non si era forse convenuto che le baracconate tipo il villaggio di Babbo Natale di qualche anno fa erano assolutamente da evitare? E possibile che non ci possa essere un evento di piazza non accompagnato dal lezzo dell’olio fritto. Chiedevamo cultura, ci rifilano il porco brado. In dieci anni e mezzo di vita di questo giornale almeno una cosa l’abbiamo capita: i fiorentini, ancora,si appassionano alla politica e sono innamorati della loro città (e per entrambi questi motivi spesso si arrabbiano). Tenetene conto.