«Bene fermarsi, è importante riscoprire l’ozio»
Professor Sergio Givone, il tema delle aperture o chiusure domenicali dei negozi di grande distribuzione, non ha solo risvolti economici e occupazionali. Ma anche etico-sociali. Il ministro Di Maio, per esempio, sostiene che il sistema così come è concepito adesso, finisce per sfasciare le famiglie. Cosa pensa di questa suggestione?
«Sa un po’ di bischerata. Le famiglie si sfasciano per mille altri motivi. Uno dei quali è la mancanza del lavoro. Non certo per una domenica passata a lavorare alla cassa di un supermercato».
Quindi anche lei è contrario all’ipotesi di imporre la chiusura?
«No. Se da una parte giudico eccessivo dare la colpa ai centri commerciali per lo sfascio delle famiglie, dall’altra vedo assolutamente di cattivo occhio l’ossessione del lavoro sempre e comunque, non-stop, tipico dei nostri tempi».
Quindi non fa male alla famiglia ma...?
«Fa male a tutti, non solo alle famiglie, fa male all’uomo. Sarà un’idea passata di moda, ma vale comunque la pena ricordarla: è l’idea antica, religiosa, biblica, di prendersi un giorno riposo, ma è una gran bella idea secondo me».
Cosa teme?
«Che se vince la logica del lavoro sempre e comunque, ci si rovescerà addosso, finirà per “mangiarsi” anche le vacanze, l’idea della pausa, dell’otium in senso latino, quel momento in cui ti dedichi a te stesso, alla tua libertà».
Intende dire che lavorare troppo ci abbrutirà?
L’ossessione per il lavoro senza sosta ci fa dimenticare noi stessi, il senso della nostra libertà e il vero piacere Abbiamo bisogno di pause
«Quello che dico è che lavorare sempre ci fa dimenticare l’importanza del non far niente. La libertà di fare quello che ci pare. Lo stacanovismo forsennato uccide l’otium. Non a caso quella meravigliosa parola latina in italiano è diventata “ozio”, termine che ha assunto un valore negativo, è diventato un difetto».
Allo stato attuale nessuno però è obbligato a lavorare nei supermercati di domenica. I lavoratori scelgono. E chi lavora la domenica ha maggiori guadagni e un giorno di riposo compensativo. O almeno così dovrebbe essere.
«Non percepiamo più la differenza tra i giorni festivi e quelli lavorativi. Se questa distinzione non appartiene all’ordine delle cose, non è vero che ognuno si sceglie i suoi. Semplicemente il riposo sparisce».
Quindi lei preferirebbe obbligare tutti a non lavorare la domenica?
«Che piaccia o non piaccia...»
E a chi non piace?
«Se la faccia piacere. Altrimenti, se si finisce col farsi piacere solo il lavoro, si dimentica il “vero” piacere».
Qui è il professore di estetica che parla...
«E che pensa al tempo che passa, anzi che lo teme. La mancata interruzione del tempo che rumina e macina ogni cosa sempre con lo stesso movimento, incessantemente, a me fa paura. Dobbiamo interrompere il tempo».
Di cosa avremmo bisogno?
«Di una pausa».
L’idea antica e religiosa del giorno di riposo sarà pure passata di moda ma a me pare ancora una bella idea Anche per chi non lo vuole