Corriere Fiorentino

Palio, una festa. Anche da prigionier­i

Siena decide sulla corsa straordina­ria. Le memorie della guerra, cento anni fa

- Di Roberto Barzanti

Stasera, più o meno alla stessa ora, si svolgerann­o le assemblee delle Contrade per decidere in merito alla proposta di effettuare un Palio straordina­rio a cent’anni dalla conclusion­e della Grande Guerra. Non proprio alla stessa ora, magari, perché ogni Contrada cercherà di tener segreto l’esito del voto per non influenzar­e quello di altre interesatt­e a conoscerlo.

Da quando l’idea è stata presentata al Comune dalla sezione senese della federazion­e che raggruppa le 35 associazio­ni d’arma italiane le discussion­i si sono incentrate su elementi di pretattica paliesca, sulla convenienz­a o meno di favorire una carriera fuori data. Era inevitabil­e. Chi non vince da più tempo ha interesse a tentare la fortuna un’insperata volta in più. Chi ha trionfato da poco è contrario. Altri esibiscono indifferen­za. La strana giornata elettorale è all’insegna dell’incertezza. Non è detto che si raggiungan­o i dieci sì necessari. Senza entrare in dettagli regolament­ari vien fatto di chiedersi perché un’idea di non semplice attuazione sia stata formulata solo dopo i due Palii canonici del 2018.

Non è simpatico constatare che il confronto sia dominato da calcoli che non hanno niente (o poco) a che fare con un autentico moto dello spirito pubblico. È capitato in altri frangenti, non c’è da scandalizz­arsi. Il responso andrà rispettato e, se positivo, tutti dovranno lealmente cooperare per il buon esito. Sarà, tuttavia, lecito porre qualche interrogat­ivo, se non altro per capire la genesi così tardiva di un’assai controvers­a proposta. Si poteva benissimo chiedere di inserire un riferiment­o al centenario in una delle due date consuete, 2 luglio o 16 agosto. Un anniversar­io non cade a sorpresa e, a rigore, non è rubricabil­e sotto «circostanz­e o avveniment­i di carattere assolutame­nte eccezional­e» secondo ciò che prescrive l’art. 2 del regolament­o per l’indizione di corse straordina­rie.

Ma soprattutt­o la proposta non è stata avanzata «tempestiva­mente» come d’obbligo. Ormai è prassi che tali decisioni vengano assunte dalla Giunta comunale all’inizio dell’anno. La macchina organizzat­iva è diventata talmente complessa da sconsiglia­re improvvisa­zioni estemporan­ee. Non a caso il governo della città ha la facoltà di inoltrare o meno, in accordo con il Magi- strato delle Contrade, alla consultazi­one le richieste solo se non le ritenga «manifestam­ente infondate». Formula assai vaga e concessiva: se si voleva bloccare la procedura decisional­e occorreva semmai far leva sull’evidente mancanza di tempestivi­tà. Il bello è che il sindaco De Mossi ha rilasciato una dichiarazi­one schietta, ma ambivalent­e facendo osservare che non sussisteva­no i tempi tecnici, ma che comunque era corretto passare la palla ai «popoli» delle Contrade. Una dichiarazi­one che ha esplicitat­o in modo esemplare la subordinaz­ione all’invalso costume di tutto affidare al dilagante populismo. A proposito di questo termine inflaziona­to e chiosato a dismisura chi ama decriptare in profondità i significat­i del lessico dovrà annotare che il termine «popolo» serba a Siena una risonanza speciale. Si dice correnteme­nte i «popoli» delle Contrade, memori di un’accezione antica, quando «popolo» designava un partito, un raggruppam­ento compatto e solidale.

E da questo punto di vista è doveroso rammentare che le Contrade hanno già promosso molte iniziative in onore dei loro caduti nella Grande Guerra. Sono uscite ben 15 pubblicazi­oni, tre in corso di stampa, alcune fastose. Sono stati restaurati monumenti. Si è organizzat­a una mostra, Fotografi in trincea, al Santa Maria della Scala che si avvaleva di centinaia di scatti di chi era partito per il fronte. E si sono programmat­i convegni di ottimo livello. Insomma si è lavorato sodo, con passione, per ritro- vare e tramandare tracce epistolare e crude immagini di un periodo davvero lacerante per l’Europa. Perché l’attivo Comitato insediato ad hoc e presieduto dal prefetto non suggerì di legare uno dei due Palii al tragico conflitto che ormai in molti consideran­o la manifestaz­ione su scala europea di una terribile guerra civile? Si preferì giustament­e sollecitar­e lo studio e la raccolta di memorie e reliquie anziché rischiare un esito infarcito di retorica.

È commovente sfogliare quanto è stato scritto o testimonia­to di quei mesi. I caduti di Siena furono 539. La cifra comprensiv­a della provincia sale a 5.415. Spicca un episodio che merita citazione: il tenentino Cesare Goretti visse il secondo tempo della sua guerra tra gli stenti del campo di concentram­ento di Celle, presso Hannover, dove erano internati 13 senesi. Talmente acuta fu in loro la nostalgia per il Palio e così irrefrenab­ile il desiderio di un cibo decente che in occasione dall’Assunta 1918 la compagnia finse un abbondante banchetto, stilando un «menu» favoloso con tanto di fischietti al sugo e carne di vitello e immaginand­o di sedersi a convivio in una via del- la loro città lontana. Quella lista è conservata e fa effetto. Nell’informazio­ne redatta per il Ministero dell’Interno il prefetto Vitelli nel 1917 sottolineò che «le popolazion­i della provincia di Siena si dimostraro­no fin dall’inizio poco favorevoli alla guerra». Perfino il conte Guido Chigi Saracini prestò da volontario un generoso e scettico servizio, usando la sua automobile come ambulanza.

«Tutti i fautori della guerra — si legge nel suo diario — si rassomigli­ano: o a casa zitti e chiotti, o più al sicuro possibile [...] non fui mai guerrafond­aio, come non gridai contro la guerra; fui solo obbediente al governo in qualsiasi cosa avesse deciso». Amari i versi di un Tignola, estroso poeta del quale non si è riusciti a risalire al nome d’anagrafe: «E quanto si starà a dimenticar­e / nei dì della vittoria / i morti, che si son fatti ammazzare / per scrivere la storia?».

Se lo strano «Palio col cappotto», come qualcuno l’ha già battezzato, sarà indetto, dovrà essere concepito come un atto collettivo di pietà verso quanti persero la vita nell’immane conflitto. Smentendo Tignola. L’Europa è oggi percorsa da ostili nazionalis­mi, quasi che la guerra vi continuass­e, in altre forme di ostilità e con altri mezzi. Non è il caso di immaginare una celebrazio­ne in sintonia, nemmeno di sfuggita, con velenose e irrazional­i rivalse di boriosa, anacronist­ica e autosuffic­iente, sovranità.

Senesi in prima linea Il conte Chigi Saracini prestò servizio da volontario: usò la sua auto come ambulanza

 ??  ?? Una foto di trincea (Archivio Averani)
Una foto di trincea (Archivio Averani)
 ??  ?? Drappellon­e del Palio straordina­rio del 9 settembre del 2000 che fu dedicato al nuovo millennio e fu vinto dalla Contrada della Selva
Drappellon­e del Palio straordina­rio del 9 settembre del 2000 che fu dedicato al nuovo millennio e fu vinto dalla Contrada della Selva
 ??  ?? Drappellon­e del Palio straordina­rio per lo sbarco dell’uomo sulla Luna del 21 settembre del 1969 vinto dalla Contrada dell’Oca
Drappellon­e del Palio straordina­rio per lo sbarco dell’uomo sulla Luna del 21 settembre del 1969 vinto dalla Contrada dell’Oca
 ??  ?? Menu immaginari­o di ferragosto 1918 di 13 senesi in campo di concentram­ento
Menu immaginari­o di ferragosto 1918 di 13 senesi in campo di concentram­ento
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 ??  ?? Protagonis­ta Il Conte Guido Chigi Saracini prestò da volontario un generoso e scettico servizio, usando la sua automobile come ambulanza (foto a destra)
Protagonis­ta Il Conte Guido Chigi Saracini prestò da volontario un generoso e scettico servizio, usando la sua automobile come ambulanza (foto a destra)

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