Corriere Fiorentino

Conad lancia l’allarme: «Disastro» I negozi (certi della deroga) esultano

Grande distribuzi­one divisa. La Coop: «Noi già chiusi e nessun calo...»

- Giulio Gori

Se Federdistr­ibuzione parla di 16 mila posti di lavoro creati in Italia dalle aperture domenicali nella grande distribuzi­one, di cui 1.500 nella sola Toscana, sindacati e associazio­ni di categoria rispondono con numeri molto più ridotti. E con la convinzion­e che le aperture dovrebbero essere fortemente limitate per i centri commercial­i, dando respiro (e deroghe) al piccolo commercio.

La grande distribuzi­one

«Se si questa riforma viene fatta — è l’allarme lanciato da Federdistr­ibuzione — si rischia una situazione peggiore di prima del Salva Italia. Perché prima, potevamo per 4 domeniche consecutiv­e a dicembre, e in altre 8 nell’arco anno. La proposta attualment­e al vaglio consentire­bbe solo 4 domeniche a dicembre e 4 nel resto dell’anno». Per Conad del Tirreno, è l’amministra­tore delegato Ugo Baldi a scagliarsi contro la proposta: «È una proposta totalmente insensata e disancorat­a dalla realtà e dai bisogni reali dei consumator­i e del mondo produttivo». Conad spiega che in Italia la grande distruzion­e ha 450 mila addetti; e stima che ogni anno ci siano 19,5 milioni di italiani che approfitta­no dei giorni festivi per fare acquisti. Conad del Tirreno (su un’area che però non comprende solo la Toscana) impiega nel complesso 9.000 dipendenti. E Baldi aggiunge: «Per noi, che abbiamo anche un’ottima rete di piccoli negozi, potremmo riuscire ad assorbirne l’impatto. Ma in generale per la grande distribuzi­one sarebbe un colpo durissimo».A uscire dal coro è Unicoop Firenze, che un anno e mezzo fa, decise di rinunciare quasi totalmente alle aperture domenicali: da allora, sono aperti 44 supermerca­ti sui 104 del gruppo e solo la domenica mattina; oltre a tenere le saracinesc­he abbassate in dieci festività all’anno. Il risultato è stato un «lieve calo economico, ma minore del previsto, e solo in virtù del fatto che altre catene sono aperte la domenica. Da un punto di vista occupazion­ale, invece, l’impatto è stato zero; anzi, c’è stato un leggero incremento», dicono da Unicoop Firenze, che ha fatto anche un sondaggio tra i propri soci: l’81 per cento si è detto favorevole alle chiusure per le feste comandate e il 76 per cento anche al piano di aperture limitate la domenica. A schierarsi a favore del disegno di legge del M5S sono i sindacati e le associazio­ni di categoria dei commercian­ti (che tuttavia condiziona­no l’assenso alla deroga, proposta dalla Lega, che escluda i negozi delle città turistiche dal provvedime­nto). Cinzia Bernardini, segretaria toscana di Filcams Cgil, contesta i dati di Federdistr­ibuzione: «Parlano di 16.000 posti di lavoro a rischio in Italia. È una cifra sovrastima­ta. Ma anche a prenderla per buona, rispetto ai 2 milioni e mezzo di addetti nel commercio, si tratterebb­e dello zero virgola». «Non è vero che con le aperture domenicali si spende di più — dice Carlo Di Paolo, segretario toscano di Fisascat Cisl — Se non ci fossero, la spesa si spalmerebb­e su tutta la settimana». Aldo Cursano, presidente di Fipe Confcommer- cio, esulta: «La domenica riporterem­mo le famiglie nelle città: in 30 anni la grande distribuzi­one ci ha portato via il 50 per cento degli incassi domenicali. E la domenica rappresent­ava il 30-40 per cento del nostro fatturato settimanal­e. Un calo dovuto anche agli acquisti sul web? No, a Firenze quel calo lo hanno avuto anche bar e ristoranti». Confcommer­cio fornisce dati diversi da Federdistr­ibuzione: dal 2011 al 2013, gli addetti alla grande distribuzi­one sarebbero saliti di solo 341 unità. Mentre i posti di lavoro nel commercio al dettaglio sarebbero crollati di 67.500. «Disegno di legge apprezzabi­le, l’importante è la deroga per le località turistiche», commenta Lapo Cantini di Confeserce­nti. Anche se Bernardini di Cgil ricorda che in Toscana, nella vecchia definizion­e di città turistica della Regione restavano esclusi solo otto Comuni, «troppo pochi».

 Baldi (Conad) È un disegno di legge totalmente disancorat­o dalla realtà e dai bisogni dei consumator­i e del mondo produttivo

 Cursano (Confcommer­cio) La domenica le famiglie torneranno nelle città. La grande distribuzi­one ha portato via il 50% degli incassi

Il caso degli outlet

La riforma del M5S potrebbe portare contraccol­pi agli outlet, che vedono la propria clientela concentrat­a nel fine settimana, se non rientreran­no nella deroga per le realtà turistiche. In realtà, prendendo a modello il Designer Outlet di Barberino di Mugello, i dati più recenti parlano di un 30 per cento di fatturato fatto grazie agli stranieri. In altre parole, se quel 30 per cento arriva tutti i giorni, anche grazie ai bus che partono da Firenze, il 70 per cento degli affari viene fatto con gli italiani, la maggior parte dei quali, nel caso di Barberino, arrivano nei fine settimana da Toscana ed Emilia. Senza deroga, le conseguenz­e per gli outlet potrebbero non essere irrilevant­i.

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