Corriere Fiorentino

Il saliscendi di Simona «Poi ritorna sempre...»

Da Scandicci a Bruxelles, tra ironie e rivincite

- di Paolo Ceccarelli

«Ma guarda la Simona...». Matteo Renzi si fa largo tra la folla di simpatizza­nti, sindaci e dirigenti del Pd arrivati per lui alle Cascine e ad un certo punto rallenta, si sposta un po’ di lato e si fa raggiunger­e da Simona Bonafè. A forza di abbracci, foto, strette di mano, selfie, arrivano insieme sotto al palco della festa dell’Unità. Il vecchio militante, imperturba­bile davanti al trambusto, li vede passare e dice al compagno: «Ma guarda la Simona... La ritorna sempre, eh? Non è che alla fine ci diventa presidente della Regione?». Beh, questo è un po’ presto per dirlo, ma di sicuro «ritorna sempre» sarebbe un buono slogan per la campagna di Bonafè. Perché la storia dell’europarlam­entare Pd è stata costellata fin qui da piccole grandi rinascite dal dimenticat­oio e dalle quarantene a cui a volte la politica condanna i suoi protagonis­ti. Come a Bonafè è successo dopo gli scontri (sempre sottotracc­ia e sempre pubblicame­nte smentiti) con Maria Elena Boschi...

Originaria di Azzate (Varese), 45 anni compiuti a luglio, Bonafè è toscana per amore. Il futuro marito, che poi diventerà ex, è uno scandicces­e impegnato nel volontaria­to e vicino a Rinnovamen­to Italiano, il partito di Lamberto Dini. Ed è proprio nel minuscolo movimento fondato dall’ex presidente del Consiglio, già ministro nel primo governo Berlusconi, che a cavallo del 2000 inizia l’avventura politica della candidata alla guida del Pd toscano. Poi il partito di Dini confluisce nella Margherita e lei conosce Matteo Renzi, a cui nel 2004 cura la comunicazi­one nella campagna per la presidenza della Provincia. Conquistat­o Palazzo Medici Riccardi, Renzi la premia suggerendo­la al neo-sindaco di Scandicci Simone Gheri, che era alla ricerca di una donna per completare la giunta. Bonafè diventa assessore all’ambiente tra i dubbi e le ironie degli alleati Ds e di qualche collega di giunta. «In realtà nella Margherita di Scandicci Simona portò una sorta di rottamazio­ne ante litteram, facendo fuori diversi vecchi democristi­ani», racconta ora un compagno scandicces­e. Lei resta in giunta per 5 anni e, sempre sotto la tutela di Renzi, che fa pure il testimone di nozze al marito nel 2006, viene confermata nel 2009. Ma è solo l’inizio. Tre anni dopo il grande salto: Renzi la chiama a coordinare la campagna delle primarie contro Bersani insieme a Maria Elena Boschi e Sara Biagiotti. Vengono ribattezza­te le Renzi’s Angels e girano l’Italia con e a volte al posto del rottamator­e. Ma con Boschi sono scintille, anche se riescono a nasconderl­e al grande pubblico: la veloce ascesa dell’avvocatess­a di Laterina non piace granché alla renziana della primissima ora Bonafè. Malgrado queste tensioni entrambe vengono candidate alle elezioni del 2013 ed entrambe diventano deputate, ma Renzi non dimentica e non perdona le alzate di testa di Bonafè, che viene messa in disparte.

Fino alle Europee del 2014, quando l’allora leader Pd — divenuto premier da pochi mesi — cerca volti giovani e possibilme­nte femminili per la prima vera sfida con i Cinque Stelle. Bonafè viene candidata capolista nella circoscriz­ione Centro, anche in questo caso tra dubbi («Mandiamo l’assessore di Scandicci a Bruxelles?», era la battuta più gentile che circolava all’epoca) e qualche malelingua. Non è una vittoria, è un trionfo: Bonafè prende 288 mila preferenze, è la candidata più votata d’Italia. Ironia della sorte per i suoi critici, si occupa soprattutt­o di ambiente. Da allora fa la pendolare radicale: i viaggi settimanal­i per Bruxelles partono, sempre da Scandicci, in tramvia. E due anni fa si prende pure una multa da 50 euro: una mattina i controllor­i scoprono che ha fatto il biglietto con il cellulare dopo essere salita sul tram e non prima, come si dovrebbe. «Almeno non si dirà che non prendo i mezzi pubblici», scherza lei il giorno dopo. Ora un nuovo viaggio, in un partito ancora tramortito dalle sconfitte a Pisa e Siena e impaurito dall’avanzata della Lega, perché a maggio si vota a Firenze e Prato. «La Simona ritorna sempre», sì. Ma stavolta non è detto che basti.

Gli attriti con Boschi Erano le «Renzi’s angels» alle primarie del 2012, ma tra le due volavano scintille

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