Corriere Fiorentino

Nella Rete dell’italiano antico

Come sono nate le nostre parole e che significat­o hanno avuto nei primi secoli di vita? Se ne parla alla Crusca in occasione della pubblicazi­one online delle prime 40 mila voci del vocabolari­o

- Di Chiara Dino

Prendiamo la parola mamma che unisce in un grande abbraccio gli italiani più e meglio del tricolore. Che sia di origine latina è noto, che la sua prima comparsa come vocabolo della nascente lingua italiana — allora si parlava di volgare — risalga al XII secolo, quando venne usata in un componimen­to poetico di un anonimo giullare marchigian­o, lo è meno. Si tratta di un testa a testa, quanto a datazione, con un documento fiorentino del 1211. Ora soffermiam­oci sulla ben più divisiva parola razza. Scopriremo — grazie a un suggerimen­to che ci arriva da Lino Leonardi che, per il Cnr, dirige l’Istituto Opera del Vocabolari­o Italiano (Ovi), dedicato al vocabolari­o storico dell’italiano antico — che la sua «occorrenza, ahinoi oggi purtroppo tornata di attualità, non trova riscontro nella sua origine, quando la si usa per identifica­re un gruppo di persone. Perché — spiega Leonardi — studiandon­e la storia appare chiaro che è apparsa la prima volta nella lingua italiana come un prestito dal francese haraz in riferiment­o a un allevament­o di cavalli». Pertanto l’abuso che riscontria­mo oggi del suo utilizzo in relazione a gruppi umani ha un significat­o chiarament­e denigrator­io. Non è un dettaglio e il fatto che le parole siano importanti («sono pietre» scriveva Carlo Levi in una celebre testimonia­nza di un suo viaggio in Sicilia), così come importante è la loro storia, verrà ribadito domani e dopodomani a Firenze nel corso di un convegno organizzat­o dall’Ovi che si svolgerà a Castello, nella sede dell’Accademia della Crusca e intitolato «Italiano antico, italiano plurale, testi e lessico del Medioevo nel mondo digitale».

I due giorni serviranno a presentare al pubblico la pubblicazi­one on line, in libero accesso, delle «prime» 40 mila voci del vocabolari­o, il «Tesoro della lingua italiana delle Origini» (Tlio), un progetto immaginato già negli anni ’60, mastodonti­co e di grande ricaduta sociale e reso possibile dal Cnr tramite il proprio Istituto, che riunisce linguisti, informatic­i e storici. E qui sta il punto.

Spiega il presidente del Cnr Massimo Inguscio — che domani alle 11,30 insieme con il presidente della Crusca, Clau- dio Marazzini, con Vincenzo Barone direttore della Scuola Normale Superiore e con Leonardi aprirà i lavori — «L’impegno del Cnr in un progetto come questo, di fatto lo studio e la pubblicazi­one dell’origine della parole italiane, è fondamenta­le. Un organismo come il nostro rende possibile la continuità di un lavoro pluridecen­nale, che ha bisogno di finanziame­nti e visioni di lungo respiro e lunga durata». Ma non basta: «La stretta collaboraz­ione col Cnr, che in questo progetto alla Crusca coinvolge 20 profession­isti fissi oltre ai vari consulenti, si spiega anche perché è proprio grazie al Cnr che si è reso possibile l’impiego massiccio delle tecnologie informatic­he, nate, lo ricordiamo, col primo calcolator­e di Pisa oltre 50 anni fa». Il lavoro è monumental­e e sarà presentato adesso, «perché — aggiunge Leonardi — i 40 mila vocaboli di cui si è ricostruit­a la storia e che sono confluiti in rete nel Tlio — almeno per quanto riguarda i loro primi secoli di vita — rappresent­ano il conseguime­nto del 70 per cento del lavoro, dato che l’obiettivo previsto è un totale di 57.000 parole. Si tratta dunque oggi di uno strumento che si avvicina ad essere consultabi­le nella sua completezz­a». Nel corso del convegno verrà presentato un altro step del progetto che confluirà in Pluto: «Una nuova piattaform­a che sarà operativa già a partire dalla fine dell’anno — continua Leonardi — e che consentirà di interrogar­e più a fondo il vocabolari­o, e quindi di meglio comprender­e la storia di ciascuna parola. In che modo? Ogni voce sarà accompagna­ta dalle sue definizion­i e dalla storia delle sue origini, ma sarà inserita in un sistema interament­e navigabile, collegato anche ad altri database. In sostanza, partendo dal nostro Tlio, l’utente potrà consultare anche i 4 vocabolari della Crusca, che ci informano sulla lessicogra­fia il ’600 e l’800, o il “Lessico etimologic­o italiano”, o altri vocabolari on line come quello della Treccani, ma anche altri documenti presenti in rete». A cosa serva tutto ciò sarebbe chiaro se riprendess­imo a studiare la parola razza. Con questo nuovo strumento, con Pluto, potremo conoscere l’evoluzione, anzi in questo caso l’involuzion­e di una vocabolo che oggi viene utilizzato senza ragioni filologica­mente dimostrabi­li per creare dei distinguo tra le popolazion­i del pianeta. Sempre partendo dalla piattaform­a Pluto si avrà accesso a una biblioteca potenzialm­ente immensa. I testi in cui le parole sono citate, quelli che hanno contribuit­o a sedimentar­e un certo significat­o e uso, saranno consultabi­li come se ci si trovasse in un’immensa biblioteca digitale.

Leonardi

La parola razza è nata per identifica­re dei cavalli, il suo uso per gli uomini non ha senso

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I ricercator­i al lavoro nelle sale dell’Ovi (Opera del Vocabolari­o Italiano) alla Villa Reale di Castello, sede della Crusca
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