LA DOPPIA SFIDA DI FIRENZE
Firenze sarà al centro dell’attenzione politica nei prossimi mesi, poiché sul risultato delle Amministrative di maggio si giocherà una partita di valore nazionale: lo stesso succederà un anno dopo per la Toscana. Ormai è chiaro che la Toscana non è più quella regione rossa il cui equilibrio elettorale era sembrato per decenni immutabile, mentre per Palazzo Vecchio il ragionamento è in qualche modo diverso, perlomeno fino ad oggi e in seguito agli esiti del voto del 4 marzo. Matteo Salvini vede la Toscana e quindi anche Firenze come l’obiettivo di una conquista possibile e, dopo i risultati di Siena, Massa e Pisa, non è certamente peregrina questa aspettativa, soprattutto per la crescita costante di consensi che gli attribuiscono i sondaggi. Ci sono diverse condizioni che vanno esaminate per fare una previsione sulla possibilità che il seggio che fu di Fabiani e La Pira sia contendibile o no. Se dovessimo giudicare solo dal punto di vista di quanto è stato fatto o non fatto dalla giunta di Dario Nardella, dovremmo notare che, al di là delle tante contraddizioni lasciate aperte (malgrado il completamento della tramvia), la voce dell’attuale opposizione è a dir poco flebile. Del resto, ad oggi, non si vede neppure quali sfidanti di rilievo sia il centrodestra che i Cinque Stelle possano presentare, ma per questo ci sarà tempo. Però è sempre più avvertibile che anche nel voto locale diventa determinante la sfida nazionale e che temi generali, come ad esempio la sicurezza, sono destinati ad avere un’influenza decisiva. Non solo: la prossima primavera vedrà una combinazione fra voto locale e voto per l’Europa che farà pesare anche su Firenze scelte più orientate in senso politico generale. A vantaggio di Nardella gioca, ad ora, l’incertezza sul fatto che il centrodestra possa trovare un’unità che al momento non ha sul piano nazionale e, inoltre, la situazione indefinibile dell’altro avversario, il M5S. Tutto ciò è comunque incerto e molto può dipendere da ciò che succederà di qui alle elezioni, per il consolidarsi o meno della situazione attuale, per quanto riguarda il consenso popolare e le relazioni fra Salvini e Berlusconi. C’è poi una considerazione che può essere quasi una previsione: se la sfida non si chiuderà con il primo turno, allora la battaglia di Nardella diventerà davvero dura, per il naturale coalizzarsi di tutte le posizioni antagoniste. Dimenticavo: in tutto questo quanto c’entra il Pd? I prossimi mesi ce lo diranno, ammesso che non resti solo un’invocazione di questo o quell’altro leader del passato o di passaggio nel presente.