Nei campi per quattro euro all’ora Un colpo al caporalato: tre arresti
L’indagine dei carabinieri partita da una morte in un capannone a Rufina. Minacce a chi si lamentava
Reclutavano operai provenienti dall’Albania e dalla Romania per aziende agricole e cantieri in Toscana, Veneto e Svizzera. Li impiegavano nella raccolta di uva e olive o nella costruzione di edifici, con turni di 11 ore e pagati 4-5 euro l’ora. In cambio un letto e un pasto. E chi reclamava lo stipendio veniva minacciato. A scoprire un altro caso di caporalato in Toscana sono i carabinieri del comando per la tutela del lavoro al termine di quasi un anno di indagini. Così ieri sono finiti in manette — in esecuzione di un’ordinanza di misura cautelare del gip Angela Fantechi — Gaetano Pasetto, 48 anni di Verona, amministratore di fatto delle coop The New Labor e Geo Service, Mihai Atanasoaei, 45 anni, romeno che mpo vive a Dicomano e Neculai Dudau, 63 anni, romeno abitante a Padova. Per tutti l’accusa è intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro aggravata da violenza, minaccia e maltrattamenti. Sotto sequestro sono finiti oltre le quote della The New Labor anche conti correnti delle coop e un furgone. Pasetto, secondo la ri- costruzione del pm Giuseppina Mione, era il dominus: faceva assumere gli operai con contratto a tempo determinato di un anno dalle due coop e poi appaltava la manodopera, con regolari contratti, ad aziende agricole toscane e venete (estranee all’inchiesta). Era sempre lui che procurava gli immobili in cui ospitare gli operai e il furgone con cui i lavoratori ogni giorno venivano accompagnati nelle aziende.
Atanasoaei e Dudau, per gli inquirenti, sono i «caporali»: dipendenti della The New Labor e punto di riferimento per i braccianti. Atanasoaese è il capo squadra che decide l’assunzione e il licenziamento degli operai, Dudau si occupa del conteggio di orari e luoghi di lavoro, i nominativi degli operai e i mezzi di trasporto.
I braccianti dovevano firmare un contratto di lavoro a tempo determinato di un anno e una lettera di dimissioni. Qualcuno aveva provato a protestare: «Che contratto è? Vado a casa, ma quel contratto lo porterò ai carabinieri». In queste occasioni un «caporale» ricordava all’altro: «Ricordati, devi dire: se resti vedi i soldi, se non resti arrivederci e i sodi li perdi».
L’inchiesta è partita dopo la morte di un cittadino romeno, il 7 novembre 2017, per cause naturali, in capannone, nel Comune di Rufina. I militari hanno fatto accertamenti in fattorie e tenute di Gavorrano, Castellina in Chianti, Rufina, San Piero a Sieve, Montaione, Peschiera del Garda (Verona).
«Oggi è stato assegnato un duro colpo al caporalato. Azioni come questa contrastano efficacemente certe forme di potere che la criminalità organizzata esercita in alcuni settori economici, sfruttando le persone in relazione al loro stato di bisogno e di fragilità», commenta il prefetto di Firenze Laura Lega.
Sotto accusa Il datore di lavoro e i due caporali reclutavano gli operai dall’Albania e dalla Romania