Il capo di gabinetto di Rossi a processo per corruzione
L’accusa a Ledo Gori: scambio di voti per una nomina. A giudizio anche uno psichiatra e il dirigente Asl
È stato rinviato a giudizio Ledo Gori, il capo di gabinetto del presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi. Stessa sorte per Alfredo Sbrana, psichiatra dell’Asl 5 e direttore della Rems di Volterra e per Mauro Maccari, direttore sanitario dell’Asl Nord Ovest. I tre sono accusati dalla Procura di Pisa di corruzione.
La decisione è stata presa ieri dal giudice del tribunale di Pisa. Il processo è stato fissato per il prossimo 17 dicembre.
L’inchiesta, condotta dalla guardia di finanza di Pisa e coordinata dal pm Flavia Alemi riguarda la campagna elettorale per le regionali del 2015, in particolare l’assegnazione di un incarico come dirigente sanitario in cambio di voti. Secondo le accuse, durante la campagna elettorale per le regionali del 31 maggio 2015 Ledo Gori, 61 anni, si sarebbe speso per raccogliere voti a favore di un candidato che poi non venne eletto. A quella richiesta sarebbe seguito un accordo per dare l’incarico da primario facente funzioni a Sbrana. Maccari, 58 anni, all’epoca commissario a Pisa prima della nascita dell’azienda Nord Ovest, fece una selezione interna da cui risultò vincitore Sbrana. Agli atti delle indagini ci sono varie intercettazioni che hanno convinto la Procura che quel bando di concorso fu fatto su misura.
Sentito dalla pm Sbrana ha respinto tutte le accuse: non c’è stato nessun accordo elettorale. Ma evidentemente la Procura guidata da Sandro Crini ha ritenuto poco convincenti le risposte e ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio per i tre indagati.
«Non ho dubbi sull’onestà e sulla correttezza di Ledo Gori», era stata la difesa del Presidente della Regione quando la notizia dell’inchiesta era diventata di dominio pubblico. Gori è suo braccio destro dai tempi in cui Rossi era sindaco di Pontedera. Lo stesso governatore, dopo l’avvio dell’inchiesta, nell’estate del 2016 era stato sentito in Procura dalla pm, come persona informata sui fatti. La Procura l’ha ritenuto completamente estraneo alla vicenda.
L’inchiesta
Agli atti ci sono varie intercettazioni che hanno convinto i magistrati del reato