Ucciso a coltellate, a un anno
Lite in casa: il padre s’è avventato sulla convivente e ha colpito più volte il piccolo
Un bambino di un SCARPERIA anno è morto dopo essere stato colpito dal padre con un coltello nel corso di una lite familiare. È successo a Sant’Agata, frazione di Scarperia, in Mugello. L’uomo è stato trovato sul posto in stato di choc e subito fermato dai carabinieri. L’allarme lo ha dato la nonna del piccolo intorno alle 20. Il bambino, Michele, aveva compiuto un anno il 3 settembre scorso. La donna, che ha difeso l’altra figlia di 7 anni, ha riportato ferite alla testa e alle braccia ed è stata trasportata al pronto soccorso dell’ospedale di Borgo San Lorenzo. Non è in è pericolo di vita.
Il piccolo Michele SCARPERIA aveva festeggiato il suo primo compleanno undici giorni fa. E ieri sera stava giocando come tutte le sere con la sorellina più grande, 7 anni, poco prima di cena, quando in casa all’improvviso si è scatenato l’inferno. Un litigio, il padre che perde la testa e afferra un coltello cercando di colpire entrambi i figli, le grida, la mamma che tenta inutilmente di fermarlo.
Non ci riuscirà. Michele muore così, dissanguato, in una sera come le altre, tra le braccia e la disperazione della mamma, in un’abitazione isolata di Scarperia. Ucciso dal padre, da una furia cieca che ha risparmiato solo per caso la mamma del bambino e l’altra figlia che con terrore ha assistito alla scena.
Sono circa le 20 quando al 112 arriva una telefonata disperata di una donna che grida che il nipote è morto. La chiamata proviene da una casa isolata che dista circa 600 metri dal centro della frazione Sant’Agata di Scarperia. La donna al telefono è la nonna del bambino, si chiama Michela Di Stefano. La gazzella arriva in pochi minuti all’indirizzo indicato, in via San Francesco. La scena che si trovano di fronte i militari e il medico del 118 è agghiacciante: sangue ovunque, il bambino di un anno che sembra un bambolotto rotto, la madre sanguinante per le ferite alle braccia e alla testa, in lacrime la bambina e la nonna, madre dell’uomo che ha ucciso il figlio.
I medici del 118 tentano per oltre 40 minuti di rianimare il bambino, poi lo trasportano all’ospedale di Borgo San Lorenzo dove gli fanno anche diverse trasfusioni ma non c’è più niente da fare. Il padre del bambino, Niccolò Patriarchi, 34 anni, programmatore informatico e fotografo streetview (quelli che catturano le immagini pubblicate su google map), pregiudicato per truffa è in stato di choc e ha le mani e i vestiti ancora insanguinati. I carabinieri troveranno nel giardino il coltello che ha ucciso. L’uomo viene fermato e portato nella caserma dei carabinieri a Borgo San Lorenzo in attesa del magistrato di turno. La mamma, Annalisa Landi, 30 anni, impiegata, viene trasportata all’ospedale di Borgo San Lorenzo insieme all’altra figlia. I medici le medicano le ferite e poi la sedano. Non è in pericolo di vita, sono le sue condizioni psicologiche a preoccupare maggiormente i medici. Una scena sconvolgente, racconterà chi ha soccorso il piccolo Michele e la madre.
A Scarperia arrivano il magistrato di turno della Procura di Firenze, il pm Fabio Di Vizio, e subito dopo i carabinieri della sezione investigazioni scientifiche del comando provinciale di Firenze che dovranno ricostruire esattamente quello che è accaduto in quell’abitazione dove fino a poco tempo fa regnava l’armonia.
La coppia aveva iniziato la convivenza nel giugno 2010. «Sono pazzamente innamorata di Michele», scriveva su Facebook Annalisa in quel periodo. Dopo un anno arriva la prima figlia. Il 3 settembre 2017 nasce Michele, una gioia per tutta la famiglia. «Annalisa era innamoratissima di quel bambino — racconta chi li conosceva — non parlava d’altro». Che cosa abbia scatenato la follia dell’uomo saranno le indagini della compagnia di Borgo San Lorenzo ad accertarlo. Quello che sembra certo è che l’uomo abbia tentato di colpire anche l’altra figlia. Se la madre non si fosse messa in mezzo forse avrebbe fatto la stessa fine del piccolo Michele.
L’assassino È un informatico, di 34 anni, con precedenti per truffa. L’arma ritrovata in giardino