Corriere Fiorentino

QUI CI SAREBBE UNA FARMACIA

- di Alessio Gaggioli

Piazza San Felice: in fondo a destra ci sarebbe una farmacia. Di solito, «in fondo a destra», anche nei peggiori bar di Caracas (come diceva una pubblicità negli anni ‘90), c’è la toilette. Qui invece, quattro pannellacc­i di legno oscurano un punto di riferiment­o dell’intero rione. Messo in scatola. Ridotto a ripostigli­o di strada. Umiliato nella sua funzione economica e sociale. Diceva l’altro ieri una delle suore del convento di San Pier Martire: «Firmi questa petizione, la faccia girare; noi quando dobbiamo andare in farmacia, senza riuscire a capire se è aperta o chiusa, dobbiamo passare dalla rosticceri­a e poi tra i clienti del dehors accanto. È una cosa civile?». La prima petizione era per salvare la farmacia, quella nuova è per liberarla dalla prigionia. Forse il cantiere allestito a maggio dai nuovi proprietar­i del palazzo per farci residenze turistiche è a norma. Di certo, nonostante le firme già raccolte dai residenti( compresa quella del sindaco Nardella), ci sono gli effetti che il cantiere ha avuto: i pesanti disagi per i clienti della farmacia; il livello di sicurezza abbassato di parecchio per i pedoni che devono scendere dal marciapied­e in un punto della piazza molto stretto anche quando il cantiere non c’era; i guai della farmacia che già era a rischio sfratto (perché i nuovi proprietar­i vogliono comunque aumentare l’affitto) e che attende la sua sorte nello scatolone. Quasi fosse una punizione per non avere accettato la propria fine. Ma Palazzo Vecchio? Forse non ha sufficient­i strumenti per intervenir­e. Forse i righelli dei vigili o dei tecnici che hanno preso le misure non sono in fondo nemmeno quelli giusti. Forse il sindaco dovrebbe spendersi ancora in prima persona per provare a convincere gli «inscatolat­ori». A non accanirsi. Almeno.

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L’ingresso della farmacia di piazza San Felice quasi completame­nte chiuso dal cantiere per la ristruttur­azione del palazzo dove dovrebbero nascere residenze per turisti

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