Zeffirelli, un’emozione a sorpresa «Da tempo desideravo tornare qui»
Il ritorno del maestro nella sua scuola-archivio dopo undici mesi La commozione, il segno della croce davanti al video della Callas
Mesi di insistenze, fino al via libera. E ieri Franco Zeffirelli ha soddisfatto il desiderio che covava da mesi: tornare nella sua Fondazione all’ex tribunale di piazza San Firenze. Ha scrutato l’allestimento, controllato ogni dettaglio, perfino accarezzato uno degli abiti di scena in mostra come ad aggiustarlo. E davanti al video della Callas si è fatto il segno della croce.
Gli è bastato alzare un dito, arricciare il sopracciglio: quando Franco Zeffirelli è passato di fronte all’abito di Donna Elvira del suo Don Giovanni, qualcosa deve averlo turbato. Ha accennato un lieve gesto, appena percettibile, eppure sufficiente a far capire al figlio Pippo che doveva fermarsi accanto al piedistallo. Il Maestro si è sporto, ha afferrato il lembo della gonna porpora, e si è attardato ad accarezzarlo, tastarne la consistenza. Con le movenze di un sarto che si accinge a correggere un difetto al tessuto.
Zeffirelli, che a febbraio compirà 96 anni, teneva tutto stampato a fuoco nella memoria, fotogramma dopo fotogramma: ogni ritratto, ogni fotografia, vestito, plastico, bozzetto. Ogni centimetro dell’allestimento del suo museo a cui da oltre un lustro ha dedicato ogni energia. Eppure era triste, relegato a Roma, distante da quella che lui stesso ha più volte definito come «la mia più importante eredità». Perché sentiva la mancanza del contatto fisico con la sua arte. Gli undici mesi che hanno separato il Maestro dalla sua Firenze e dalla sua scuola-museo in San Firenze, iniziavano a pesargli. In famiglia raccontano che da tempo aveva manifestato più di una voglia, un’impellenza, di tornare. Per questo ieri ha forzato il parere dei medici — dopo l’ennesima bronchite — ed è tornato a far visita al suo Centro per le Arti dello Spettacolo, a un anno dalla sua inaugurazione. È entrato nell’ex tribunale, spinto dal figlio Pippo, con già la mano sinistra protesa in avanti, ansiosa di controllare che tutto fosse come l’aveva lasciato. «Sognava questa visita da mesi, insisteva, insisteva» ha raccontato Pippo. Si è commosso dopo una manciata di minuti, lasciando trasparire una lacrima. Si è fatto portare nella stanza dedicata a Maria Callas dove veniva proiettata la
Tosca. Ha aspettato che finisse l’aria e si è fatto il segno della croce. «Era un desiderio che avevo da tempo — ha raccontato a fine visita il Maestro — Mi sentivo bene e ho deciso di tornare a Firenze e di visitare la mia Fondazione».
È stata una visita quasi a sorpresa, rimandata più e più
Era un desiderio che avevo da tempo Mi sentivo bene e ho deciso di tornare a Firenze e di visitare la mia fondazione
volte a causa delle condizioni di salute che lo costringono sempre sotto osservazione. Iniziata dalla Sala della Musica dove ha ricevuto il Premio «Lorenzo il Magnifico» alla carriera per le arti e la cultura di Florence Biennale. Alla visita si è aggiunto presto un codazzo di telecamere, macchine fotografiche, di amici che non lo vedevano da tempo. È arrivata di corsa anche la vicesindaco Cristina Giachi, ansiosa di abbracciarlo. L’ultimo e più lungo sguardo lo ha dedicato alla Sala Inferno, con i bozzetti animati del suo incompiuto film dantesco.