Ruggiti (e partite aperte) della Leonessa di Salvini
CECCARDI IL SINDACO CONSIGLIERE DI SALVINI
Fino a pochi anni fa era una periferia, una propaggine di Pisa. Ora i ruoli si sono quasi invertiti, almeno sul piano politico. Cascina traina Pisa da quando Susanna Ceccardi, 31 anni, leghista, è divenuta sindaca. Cosa succederà adesso che Matteo Salvini ha chiamato Ceccardi a Roma come consigliera?
Nessuno può perdersi a Cascina. La maggior parte dei 47 mila abitanti, suddivisi in 22 frazioni, vive lungo la Tosco-Romagnola e ogni giorno a ogni ora fa i conti con un traffico da tangenziale. Chilometri di case ai lati della strada principale piena di auto, moto e camion: per orientarsi basta seguirla, non si sbaglia. L’assenza di pregi urbanistici e di un’identità certa, ha scolpito il convincimento che l’ex città del mobile fosse una propaggine estrema di Pisa, una periferia allungata seguendo il corso dell’Arno. Idea sbagliata. Da attualizzare, almeno.
Cascina era una periferia prima dell’elezione a sindaco della leghista Susanna Ceccardi, prima che il Comune di Cascina spedisse due suoi assessori e una sua consigliera comunale in Parlamento e prima che il centrodestra completasse l’opera conquistando Pisa. Ora poi che la prima cittadina è stata chiamata da Matteo Salvini a far parte del suo staff al Viminale, la rivoluzione copernicana si è completata: è Cascina il laboratorio politico e Pisa, con le sue tradizioni e tutti i suoi pensatoi, segue al traino. «Ormai si era consumato lo strappo tra la città e la giunta dell’ex sindaco Alessio Antonelli. Beninteso, ho vinto per 101 voti di scarto che se il Pd avesse mostrato un pizzico di bravura in più si sarebbe assicurato», racconta la sindaca, anzi il sindaco come le piace esser definita. E pensare che i nonni della «ragazzetta», così era soprannominata con ironia nelle stanze del Pd prima di vedere i risultati nel ballottaggio del 19 giugno 2016, votavano comunista.
«La mia è una famiglia antifascista — precisa — ma sono nata nel 1987, due anni prima della caduta del Muro di Berlino che ha rotto i vecchi schemi ideologici. Dire che vogliamo dare la casa prima agli italiani non è di destra né di sinistra. È solo buon senso». Strada facendo ha rottamato non solo il Pd a Pisa e in provincia, ma anche la vecchia nomenclatura leghista della Toscana, per cui la «ragazzetta» si è conquistato l’appellativo di «mosca verde».
Visti i risultati, Matteo Salvini l’ha ribattezzata «leonessa»: «Ci conoscemmo a Pontida, una decina di anni fa, quando era un semplice consigliere comunale di Milano. Gli chiesi una fotografia, ci intendemmo subito: lui non se la tirava, io nemmeno. Quando mi propose la candidatura a sindaco, obbedii. Così, se chiedesse la mia disponibilità a correre per la presidenza della giunta regionale toscana...». Appunto: potrebbe mai sottrarsi? Cascina è tranquilla grazie alla propria conformazione urbanistica. Non esiste un centro cittadino vero e proprio, eccezion fatta per la piccola area pedonale del capoluogo. I furti in abitazione sono nella norma e i reati in calo.
«In due anni abbiamo fatto molto — dice Ceccardi — Non abbiamo più parcheggiatori abusivi, ogni due o tre giorni i militari affiancano nella vigilanza i carabinieri e i vigili urbani. E poi regaliamo alle donne dei flaconi di spray al peperoncino. Basta che compilino un modulo e si portano via la bomboletta, che a noi costa solo 3,5 euro». Ce n’era bisogno, visto che la pace regna sovrana? «Vede, in Italia sono entrate centinaia di migliaia di immigrati. Tenere lo spray nella borsetta dà serenità, significa adottare una misura di sicurezza partecipata».
L’avvocato Cristina Bibolotti, che fa opposizione fuori dal consiglio comunale utilizzando i social media, è di parere opposto. Senza giri di parole: «È solo propaganda. Lo spray è uno sperpero di risorse pubbliche. È come lo slogan “Prima gli italiani” nell’assegnazione delle case: si tratta dell’applicazione restrittiva di una legge regionale, che non è certo stata adottata dalla Lega. Solo che se a un immigrato marocchino si danno 30 giorni di tempo per produrre una certa documentazione, con i tempi burocratici che corrono lui risulterà automaticamente escluso».
Al di là delle diatribe sullo spray, benché sia diventata il laboratorio politico del centrodestra toscano e abbia rimodulato il suo rapporto con il capoluogo, Cascina soffre del ruolo di cerniera tra il dinamismo di Pisa e l’effervescenza di Pontedera. Gli indicatori economici sono fermi al palo. L’artigianato del mobile è solo un ricordo, annichilito dalle grandi catene che dominano il mercato dell’arredamento. Il commercio stenta a decollare.
Susanna Ceccardi non ne fa mistero: «Risentiamo della crisi, non c’è dubbio. Noi facciamo il possibile. Quando mi sono insediata, in cassa c’erano solo 40 mila euro. Sono stati ricontrattati i mutui, riviste le polizze e il risparmio è significativo. Ora le finanze comunali sono più floride e abbiamo un tesoretto di 500 mila euro da spendere entro la fine dell’anno. Intanto, per ridare ossigeno al commercio, abbiamo emanato un bando a favore di chi aprirà un negozio: ci accolliamo il 50 per cento dell’affitto. Il plafond è di 50 mila euro per tre anni. Le risposte sono positive».
Ma di politiche culturali non c’è traccia, attacca Cristina Bibolotti, già candidata al Senato con la lista «Più Europa» di Emma Bonino: «Ricordo solo un incontro con il senatore leghista Simone Pillon, un concerto di Povia che si trasformò in un comizio anti-gender e contro le famiglie arcobaleno. Poco altro. L’assetto del teatro è stato stravolto, mentre la rassegna per ragazzi, che proiettò Cascina alla ribalta nazionale, non esiste più».
Lungo le strade del capoluogo o di frazioni come San Lorenzo alle Corti, Navacchio e Santo Stefano a Macerata, nessuno sembra far caso ai duelli politici che si consumano su Facebook senza esclusione di colpi. Insulti, minacce, promesse astiose: niente, del vasto campionario dell’odio on-line, viene risparmiato. Più che altro è la «raccolta differenziata puntuale» a far discutere, con il suo corredo di sanzioni. È stata introdotta ad agosto, con gli agenti della polizia municipale che rovistano nei sacchetti dell’immondizia, identificano chi sgarra e lo stangano. Fino a oggi hanno recapitato 150 multe, 16 solo ieri mattina in un’ora e mezza: «Le sanzioni sono inevitabili — ammette Ceccardi — e noi incentiviamo i vicini a denunciare: dopotutto è nel loro interesse». Spinte alla delazione a parte, a due anni abbondanti dall’insediamento della giunta di centrodestra tutti aspettano che il nuovo corso si traduca in qualcosa di tangibile, che saldi il lavoro amministrativo alle promesse elettorali: «Lo slogan della campagna elettorale ricalcava quello di Donald Trump: “Cascina di nuovo grande” — commenta Ranieri Bizzarri, esponente del Pd — Slogan sbagliato. In primo luogo perché se era grande lo doveva alle amministrazioni precedenti. Poi per la ragione che a questo punto è lecito aspettarsi un salto di qualità, al di là degli slogan e della propaganda».
Ma ora Ceccardi andrà a Roma. Ciò nonostante il sindaco promette che i nuovi impegni non la distrarranno dal patto elettorale sottoscritto con i cascinesi: «Il bilancio è in ordine. Potremo concentrarci sulle manutenzioni, sul verde pubblico, sostituiremo tutti i giochi per bambini nei parchi». Le strade hanno bisogno di asfalto, i marciapiedi sono sbrecciati e l’erba alta va tagliata. Vien da sé che sarà un’impresa dividersi tra la Capitale, Firenze, Cascina e Pisa. A proposito, negli ambienti politici ostili alla Lega si mormora che Ceccardi sia il sindaco-ombra di Pisa: «Lo escludo, Michele Conti è bravissimo. Sa far da sé. Fra di noi c’è un asse, i rapporti sono molto stretti. L’ho convinto io a presentarsi alle elezioni e abbiamo costruito insieme la candidatura. Il lavoro è durato un anno. Che soddisfazione vederlo vincere. E pensare che nel quartiere del Cep, dove rovesciarono il mio banchetto, ha fatto incetta di voti. Che soddisfazione…».