Fatta la squadra, serve la testa E la gara perfetta
Lo ha scritto il nostro Sandro Picchi e riprendiamo volentieri il concetto. Anzi, ripartiamo proprio da qui: il calo nella ripresa della Fiorentina non sembra fisico, ma di mentalità. È successo a Napoli, si è ripetuto a Genova. Stefano Pioli, nel bel mezzo del tour de force a cui è sottoposta la sua creatura, ci deve lavorare sopra. La testa, più che le gambe, è l’ago che sposta gli equilibri. Siamo all’inizio e la stanchezza non può essere un alibi. Solo le grandi squadre riescono a mantenere alta la concentrazione e l’intensità giocando ogni tre giorni. La Fiorentina deve imparare a farlo per fronteggiare un calendario affollato e per darsi una dimensione europea. Con le Coppe, obiettivo dichiarato, si gioca una partita di seguito all’altra. E la soluzione non è solo il turnover. Ma una crescita esponenziale della maturità di gruppo. Nel secondo tempo di Napoli la squadra si è accontentata e non è stata lesta a cogliere le difficoltà di una rivale fortissima ma ancora alla ricerca della propria identità. A Genova ha cominciato bene, ma è andata in difficoltà quando Giampaolo ha inserito Praet e ha impiegato troppo tempo a recuperare l’equilibrio perduto. La mentalità è fondamentale. Il sale della pietanza. Si gioca per vincere e bisogna ricordarselo sempre. L’atteggiamento è un compagno di viaggio indispensabile, quasi più del gioco che per essere fluido ha bisogno di tempo. E, in un certo senso, persino più importante della qualità individuale. Un esempio? La precisione negli ultimi sedici metri è una questione di concentrazione e la concentrazione fa riferimento alla testa. Serve una Fiorentina che vada oltre i propri limiti. Pioli sta facendo un ottimo lavoro. La Viola è omogenea, compatta, ambiziosa, resa quasi granitica dalla tragedia di Astori. Deve però fare l’ultimo step. Imparare che non ci sono partite facili e che ogni appuntamento, al Franchi o fuori, è una specie di finale di Champions. Altrimenti, vista la concorrenza, l’Europa sarà durissima da conquistare. Contro la Spal ci sarà da soffrire perché si torna in campo dopo meno di tre giorni. Serviranno energie nervose e una partita perfetta dal punto di vista tattico. La Spal è seconda in classifica con il Napoli, ha preso solo un gol in quattro partite (peraltro su palla inattiva), occupa bene il campo e gioca con alta intensità. La Fiorentina, al di là degli uomini che sceglierà Pioli, dovrà essere lucida, cinica, fredda. Se lo fosse stata a Marassi, avrebbe vinto. L’anno scorso con i ferraresi di un vecchio amico come Semplici ha costruito cinque o sei occasioni, ma non le ha sfruttate, interrompendo la serie di sei vittorie consecutive. Stavolta tre punti darebbero un senso a questa settimana cominciata male a Napoli e permetterebbero al gruppo di preparare Milano con animo lieve.