Corriere Fiorentino

Trent’anni di contempora­neo: il Pecci in mostra

Un’antologica su tre decenni di attività del museo di Prato, con due new entry

- Giorgio Bernardini

Il romanzo del «museo immaginato» è servito. È stata inaugurata l’attesa mostra per il trentennal­e del museo Luigi Pecci, che la nuova direttrice Cristiana Perrella ha deciso di celebrare con un racconto: «Una narrazione in prima persona delle opere e delle mostre più importanti, che sceglie di delineare un percorso possibile tra i molti che ce ne sarebbero», spiega rendendo conto del titolo dell’esposizion­e Il museo immaginato, che ha curato.

La scelta è quella di puntare sui passaggi chiave del centro, una meditazion­e di riflesso all’Europa che si era immaginata dal 1988 in poi, l’anno di fondazione. All’approccio storico delle opere esposte si aggiungono due lavori realizzati appositame­nte per l’evento: l’ultima fatica di Martin Creed, la scritta al led Don’t worry con la y finale rovesciata (che in inglese si legge Why, dunque «perché»; una mastodonti­ca parete coperta di manifesti in serie del collettivo belga Superflex, che si appropria di un’opera che Barbara Kruger espose al Pecci, facendone un manifesto con la scritta: I copy therefore I am (Copio dunque sono). Nella parte antica dell’edificio – quella costruita dall’architetto Italo Gamberini, celebrato assieme agli altri protagonis­ti degli albori del museo – si possono ammirare le opere di Burri, Fontana, dei percorsi dell’arte povera. Allo stesso modo, nelle due curve dell’astronave – il nuovo edificio progettato da Maurice Nio – c’è il racconto del museo tramite una timeline di volti, numeri e opere. Da cui si scoprono dimensioni e curiosità. Come a esempio il fatto che in questi trent’anni non è mai stata organizzat­a la personale di un’artista donna. «Forse dovrò essere io la prima a pensarci», scherza la direttrice. «Sono emozionata come il giorno che abbiamo aperto il museo nel 2016», ha commentato invece la presidente della Fondazione che sovrintend­e al Pecci, Irene Sanesi.

Nel 1988 era stata la mostra intitolata Europe Now a segnalare, attraverso opere come quelle di Michelange­lo Pistoletto o Anish Kapoor (esposte oggi in mostra), la fiducia e l’entusiasmo per il concetto di comunità culturale, prima che politica, dei paesi europei. Una profezia che ha subito una brusca sterzata e su cui questa serie di opere invita a riflettere. L’apertura dell’esposizion­e ha raccolto «la grande soddisfazi­one» dell’assessore comunale alla Cultura Simone Mangani. Ed è stata battezzata dalla messa in scena dello spettacolo Otto, la performanc­e di Kinkaleri che torna a 16 anni dal debutto: sarà replicata ogni settimana il venerdì e la domenica fino al 21 ottobre. La mostra, aperta dalle 11 alle 23 di ogni giorno, resterà allestita sino al 25 giugno.

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Da sapere Dall’alto: una sala della mostra e Cristiana Perrella direttrice del Pecci
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Irene Sanesi è presidente del Museo Pecci di Prato

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