Trent’anni di contemporaneo: il Pecci in mostra
Un’antologica su tre decenni di attività del museo di Prato, con due new entry
Il romanzo del «museo immaginato» è servito. È stata inaugurata l’attesa mostra per il trentennale del museo Luigi Pecci, che la nuova direttrice Cristiana Perrella ha deciso di celebrare con un racconto: «Una narrazione in prima persona delle opere e delle mostre più importanti, che sceglie di delineare un percorso possibile tra i molti che ce ne sarebbero», spiega rendendo conto del titolo dell’esposizione Il museo immaginato, che ha curato.
La scelta è quella di puntare sui passaggi chiave del centro, una meditazione di riflesso all’Europa che si era immaginata dal 1988 in poi, l’anno di fondazione. All’approccio storico delle opere esposte si aggiungono due lavori realizzati appositamente per l’evento: l’ultima fatica di Martin Creed, la scritta al led Don’t worry con la y finale rovesciata (che in inglese si legge Why, dunque «perché»; una mastodontica parete coperta di manifesti in serie del collettivo belga Superflex, che si appropria di un’opera che Barbara Kruger espose al Pecci, facendone un manifesto con la scritta: I copy therefore I am (Copio dunque sono). Nella parte antica dell’edificio – quella costruita dall’architetto Italo Gamberini, celebrato assieme agli altri protagonisti degli albori del museo – si possono ammirare le opere di Burri, Fontana, dei percorsi dell’arte povera. Allo stesso modo, nelle due curve dell’astronave – il nuovo edificio progettato da Maurice Nio – c’è il racconto del museo tramite una timeline di volti, numeri e opere. Da cui si scoprono dimensioni e curiosità. Come a esempio il fatto che in questi trent’anni non è mai stata organizzata la personale di un’artista donna. «Forse dovrò essere io la prima a pensarci», scherza la direttrice. «Sono emozionata come il giorno che abbiamo aperto il museo nel 2016», ha commentato invece la presidente della Fondazione che sovrintende al Pecci, Irene Sanesi.
Nel 1988 era stata la mostra intitolata Europe Now a segnalare, attraverso opere come quelle di Michelangelo Pistoletto o Anish Kapoor (esposte oggi in mostra), la fiducia e l’entusiasmo per il concetto di comunità culturale, prima che politica, dei paesi europei. Una profezia che ha subito una brusca sterzata e su cui questa serie di opere invita a riflettere. L’apertura dell’esposizione ha raccolto «la grande soddisfazione» dell’assessore comunale alla Cultura Simone Mangani. Ed è stata battezzata dalla messa in scena dello spettacolo Otto, la performance di Kinkaleri che torna a 16 anni dal debutto: sarà replicata ogni settimana il venerdì e la domenica fino al 21 ottobre. La mostra, aperta dalle 11 alle 23 di ogni giorno, resterà allestita sino al 25 giugno.