Il sindaco del Pd: petizione sicurezza In 2 ore 200 firme
Castelfiorentino, duecento adesioni in due ore. Falorni: che errore lasciare il tema al Carroccio
Una petizione per chiedere più sicurezza. A lanciarla e a organizzare un banchino in piazza non è la Lega ma il sindaco Pd di Castelfiorentino Alessio Falorni.
Duecento firme in due ore per chiedere più sicurezza e certezza della pena, in una delle piazze più rosse della Toscana. E a raccoglierle — ora sono arrivate a 600 — non è stata la Lega, ma un sindaco del Pd. Alessio Falorni governa dal 2014 Castelfiorentino, 17 mila abitanti, che tra gli anni 70 e 80 si giocò con Lamporecchio la palma di Comune più comunista d’Italia (con il Pci che prendeva più del 70%). Sabato scorso però la fila non era davanti ad un banchino di partito, ma a quello dove si raccoglievano le firme sotto ad un documento stilato da Falorni, che tra le altre cose denuncia «il senso di impunità» che nasce «ogni qual volta assistiamo all’impossibilità di sanzionare alcune trasgressioni specifiche, ad esempio il mancato possesso del titolo di viaggio sui mezzi pubblici, nonché dal prendere atto dell’aumento di misure cautelari, come l’obbligo di firma, applicate agli autori di reati più gravi, che di fatto non tutelano la comunità rispetto alla possibilità di reiterazione di nuove azioni criminose».
Il sindaco non aveva previsto il successo dell’iniziativa. «Non abbiamo pubblicizzato l’evento da nessuna parte — spiega Falorni — e dunque ci è sembrato strano quello che stava accadendo: la verità è che la sicurezza è il problema che le persone sentono maggiormente, per questo andremo avanti tutta la settimana con la petizione». Il documento è una sorta di lettera che il sindaco scrive ai suoi concittadini: «Cari concittadini, vorrei condividere con voi una riflessione — si legge nell’incipit — nata dalle situazioni che viviamo correntemente nella nostra comunità». Castelfiorentino non è il Bronx: non c’è certamente un pericolo di controllo del territorio da parte di organizzazioni malavitose, né si registrano recrudescenze di gravi delitti. Ci sono però ripetute situazioni di difficoltà riguardo i reati predatori e lo spaccio di sostanze stupefacenti.
«Tutti reati che commettono persone che entrano ed escono dal carcere, recidivi», racconta sconsolato Falorni, che da quando è diventato primo cittadino dice di aver fatto quanto possibile per intervenire sul tema con i provvedimenti di cui dispone un sindaco. Di qui la richiesta di aiuto alle istituzioni. La sua petizione chiede di dare al Comune «capacità di assunzione di personale per la polizia municipale, al di fuori dei vincoli del pubblico impiego e del suo turnover, tale da portare la dotazione organica dei Comuni alla proporzione di 1 agente ogni 1000 abitanti», di proseguire nel processo di parificazione della municipale alle forze di polizia, di «agire per il potenziamento del sistema carcerario», oltre a invocare l’aumento delle misure di contrasto alla povertà e al disagio sociale «per valorizzare l’approccio preventivo al tema della sicurezza».
Tutti temi che secondo Falorni il Pd non avrebbe affrontato col piglio giusto, «venendo per questo punito nelle urne» e lasciando «consenso alla Lega, che peraltro non affronta la problematica nel modo giusto, ma almeno ne parla». Il Pd «poteva far qualcosa di più incisivo, è sempre intervenuto con provvedimenti poco significativi: non si possono tuttora assumere vigili per il turnover, non c’è affatto certezza della pena. C’era una riforma della giustizia di cui si è discusso molto che non è andata in porto: per me era una priorità assoluta». Certo, conclude Falorni, «la Lega ha preso consenso tra le masse popolari, anche perché la sinistra dovrebbe essere in sintonia con il popolo, con i più deboli, ma non lo è stata. E io sono sicuro che i cittadini sono stanchi e pronti a punire questo partito, per questo sto cercando di capire le loro preoccupazioni e combatto per portare quanto più in alto la loro domanda di legalità».
Nella ex piazza più rossa d’Italia Qui il Pci prendeva oltre il 70% «Ma anche oggi possiamo interpretare meglio dei leghisti la richiesta di legalità»