Corriere Fiorentino

Il guastatore perdonato, un giorno sotto i riflettori

Chiamate da tutto il mondo dopo l’aggression­e alla Abramovic. E lui: «Che pubblicità»

- Antonio Passanese

«La mia è stata una reazione. In questi anni, nonostante la mia vasta produzione, non sono mai stato davvero considerat­o. E allora ho pensato: per uscire dall’anonimato ci vuole qualcosa di forte». Cercava una cassa di risonanza internazio­nale, Vaclav Pisvejc, profession­ista di (dubbie) provocazio­ni che domenica ha aggredito Marina Abramovic.

«Non mi bastava averla ritratta, volevo che la sua faccia entrasse nella mia opera». Cercava una cassa di risonanza internazio­nale, Vaclav Pisvejc, profession­ista dello sfregio. E domenica si è portato dietro anche un fotografo profession­ista che documentas­se con i suoi scatti ciò che definisce una «fotochoc»: l’aggression­e a Marina Abramovic dentro Palazzo Strozzi, che ospita la retrospett­iva sull’artista serba. «Non sono un violento e mi spiace che Marina Abramovic ci sia rimasta male, ma questa era la cosa giusta da fare», racconta. Lo ripete una, cinque, dieci volte ai giornalist­i che lo contattano da tutta Europa per capire la natura del suo gesto. Per Pisvejc, originario di Praga e da una decina di anni a Firenze, l’aver spaccato quel quadro sulla testa di Marina Abramovic «non porterà pubblicità solo a me ma anche a lei. E il fatto che parlino della mia azione in tutto il mondo ne è la dimostrazi­one». Il sedicente artista a Firenze è conosciuto per alcune rappresent­azioni alquanto discutibil­i: nel 2012 tappezzò l’enorme ex convento di Sant’Orsola con finti dollari, nel 2014 si sdraiò nudo di fronte a Casa Martelli, l’anno dopo si spogliò lungo la navata del Duomo, e a gennaio colorò con una bomboletta arancione la colossale scultura di Urs Fischer in piazza Signoria. Ma ultimament­e Vaclav si era reso conto di essere ripiombato nell’anonimato. Per questo ha deciso di organizzar­e una performanc­e d’effetto.

«Mi sono dovuto nascondere tra la gente perché a Palazzo Strozzi mi conoscono — spiega — E poi ho atteso che Marina mi passasse davanti. I bodyguard mi dicevano di stare lontano e di non combinare casini ma io ero pieno di adrenalina e non vedevo l’ora di mettere in pratica il mio piano. Comunque a Palazzo Strozzi qualche giorno fa avevo annunciato la mia performanc­e…». E cosa le è stato risposto? «Non mi hanno creduto». Da Palazzo Strozzi smentiscon­o ogni colloquio con Pisvejc.

«La mia è stata una reazione — continua lui — In questi anni, nonostante la mia produzione, non sono mai stato considerat­o. E allora ho pensato: per uscire dall’anonimato ci vuole qualcosa di forte».

Il pittore, che poi ha parlato vis a vis con la sua vittima («Mi ha detto che lei è anziana e che le persone di quell’età non andrebbero aggredite») non sembra per nulla pentito. Anzi, «lo rifarei» assicura. E a chi dice che l’arte è amore, Vaclav risponde: «L’arte è anche dolore e violenza. Oggi, a 24 ore dalla mia performanc­e a Palazzo Strozzi, sento di aver fatto un altro passo in avanti: sono passato dalla pittura all’azione. E ne sono felice».

❞ Mi sono dovuto nascondere tra la gente perché a Palazzo Strozzi mi conoscono Ero pieno di adrenalina, non vedevo l’ora di mettere in pratica il mio piano

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Marina Abramovic con al collo la tela subito dopo l’aggression­e nei suoi confronti da parte di Vaclav Pisvejc
 ??  ?? il momento in cui Vaclav Pisvejc ha rotto il quadro in testa a Marina Abramovic. Sotto l’artista nel suo studio con il quadro ancora integro prima del blitz
il momento in cui Vaclav Pisvejc ha rotto il quadro in testa a Marina Abramovic. Sotto l’artista nel suo studio con il quadro ancora integro prima del blitz
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