Corriere Fiorentino

I trenta delle Scotte e il trapianto perfetto «Come un puzzle»

- Aldo Tani

Una corsa contro il tempo per dare speranza. Sabino Scolletta, direttore dell’unità di Rianimazio­ne e medicina critica alle Scotte di Siena, è reduce dalla maratona per espiantare alcuni organi a una donna deceduta per arresto cardiaco. L’intervento, durato due giorni e con una trentina di profession­isti al lavoro, è stato effettuato a cuore fermo: per l’ospedale senese si tratta di una prima assoluta dopo mesi di sperimenta­zione. «L’eccezional­ità di ciò che è stato realizzato sta nella fase preparator­ia, perché per arrivare al risultato finale tutte le tessere del puzzle devo combaciare — spiega il primario — Da tempo siamo partiti con le simulazion­i per coordinare le varie attività e in questo caso c’erano tutte le condizioni». Dopo la constatazi­one del decesso, il tempo per intervenir­e è minimo, perché gli organi si deterioran­o facilmente. Quindi, è fondamenta­le che ogni reparto si muova rapidament­e e in maniera coordinata. «È un percorso multidisci­plinare — racconta Scolletta — che precede l’espianto e parte dal personale del 118. Via via coinvolge medici del pronto soccorso, anestesist­i, cardiologi, cardiochir­urghi, perfusioni­sti, tecnici della radiologia e il team che coordina la donazione». L’altro tassello fondamenta­le è dato dalla «macchina cuore-polmoni»: lo strumento che permette di prelevare il sangue dal paziente, anche se deceduto, ossigenarl­o e immetterlo nuovamente all’interno degli organi, in modo da preservarl­i. È una tecnologia conosciuta in ambito medico almeno dagli anni Settanta, ma fino a pochi Il professore Sabino Scolletta, primario di Rianimazio­ne e medicina critica alle Scotte di Siena. A sinistra, la sua equipe anni fa in Italia non esisteva un programma d’equipe per sfruttare le potenziali­tà per interventi estremi. Poi alcuni centri, come Firenze, hanno aperto la strada e adesso si è aggiunta anche Siena. «Sia chiaro — precisa Scolletta — non sarà sempre possibile attuare questa pratica. Servono condizioni particolar­i e il tempismo perfetto. Senza dimenticar­e la volontà dei famigliari: il nostro alleato più prezioso».

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