Corriere Fiorentino

I tormenti nerazzurri di Merlo il «secco»

Partì dalla panchina nella prima partita contro i suoi vecchi compagni

- David Guetta Tommaso Loreto

Visto che già lo chiamavano il «Secco», sarebbe stato alquanto pericoloso ripetere la forzata cura dimagrante che quattro anni prima aveva trascinato il suo amico Chiarugi sull’orlo dell’anoressia per via dell’addio a Firenze.

Il dolore per il distacco però era lo stesso del compagno del secondo scudetto e nel 1976 Claudio Merlo passò un’estate di tormenti, quando ormai trentenne il suo antico maestro Beppe Chappella decise di volerlo a tutti i costi a Milano, sponda nerazzurra. Lui ci andò con ben poca convinzion­e, quasi spinto dalla società e del tutto incurante degli 800 milioni di lire spesi da Fraizzoli per il suo cartellino. Soldi benedetti nelle anemiche casse viola, quattrini che permisero al presidente Ugolino Ugolini di ripetere il solito tormentone — ancora oggi valido — di fine mercato: «Il miglior acquisto? Non abbiamo ceduto Antognoni».

Sì, peccato però che fosse stato venduto Merlo… Se fosse dipeso da lui, avrebbe giocato a Firenze fino al termine della carriera. Mazzola, che qualcosa da quelle parti contava, gradì pochissimo l’arrivo di chi gli avrebbe rubato scena e spazio dietro le punte e il buon Chiappella capì dopo pochi mesi di non avere avuto un’idea particolar­mente brillante. Nel gennaio del 1977 l’ex capitano viola avrebbe dovuto giocare per la prima volta contro il suo cuore, ma era talmente preoccupat­o che alla fine Beppone lo tenne in panchina, salvo metterlo in campo a gara in corso al posto di Marini.

Finì uno a uno, segnarono Anastasi e Bertarelli, ma il gol più bello Merlo lo avrebbe realizzato quindici mesi dopo… per la Fiorentina. Prima dell’ultima di campionato contro il Foggia, in una partita inutile per l’Inter, Claudio andò a parlare con alcuni suoi compagni (non a Mazzola però…) per chiedergli il massimo impegno e battere così i pugliesi in moda da aiutare i viola a conquistar­e una salvezza che pareva quasi impossibil­e. Lui stesso giocò una parita da Merlo, i nerazzurri vinsero con un gol di San Scanziani e tutti ( tranne che a Foggia) vissero felici e contenti. immediatam­ente nella massima serie. Nei successivi sette anni Toldo collezionò 337 presenze coronate da due vittorie in Coppa Italia (1995/1996 e 2000/2001) e una Supercoppa Italiana (1996) mentre nel 2015 è entrato nella Hall of fame del club viola. In nerazzurro, prima di ricoprire il ruolo di responsabi­le del progetto «Inter Forever», ha giocato nove stagioni chiudendo la sua carriera nel 2010 dopo la vittoria del triplete con Mourinho in panchina. Acquistato nel 2001 per 55 miliardi di lire resta il portiere più costoso della storia del club nerazzurro. Davanti a quelli che sono stati i suoi tifosi a Firenze e a Milano, l’ex portiere riceverà una teca con le due maglie che hanno segnato la sua carriera. Ad applaudirl­o, e a sostenere la squadra di Pioli, circa un centinaio di tifosi viola che come mercoledì scorso a Genova sfideranno le problemati­che del giorno feriale e dell’orario. Infine dopo aver sfoggiato la maglia rossa dei calcianti di Santa Maria Novella a Napoli, e quella verde di San Giovanni a Genova contro la Sampdoria, stasera la Fiorentina ha scelto la maglia bianca del quartiere di Santo Spirito.

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