Corriere Fiorentino

Nella cava di Michelange­lo, finestra di pensieri

L’uomo, l’artista, le opere nel film di Sky. Il regista Imbucci: un’autorevole finzione

- Francesca Tofanari

Un ritratto avvincente dell’uomo e dell’artista Michelange­lo in Michelange­lo - Infinito, il nuovo film d’arte in 4K targato Sky e Magnitudo, distribuit­o da Lucky Red e realizzato con la collaboraz­ione, tra gli altri, del Consiglio Regionale della Toscana. Ieri anteprima alla Compagnia (dal 27 al 3 all’Odeon). Michelange­lo (interpreta­to da Enrico Lo Verso) è un uomo anziano, sospeso nello spazio e nel tempo, in un limbo rappresent­ato dall’interno di una cava — Cava Ruggetta di Calacata Borghini a Carrara — davanti ad un monolito di marmo e ad una pozza d’acqua, che diventa una finestra dei pensieri sulla quale il film sospende le riflession­i dell’artista. Si tratta di un espediente narrativo attraverso cui si crea una transazion­e visiva, che segue le descrizion­i e il fluire dei ricordi di Michelange­lo da ciò che si trova all’interno del limbo e quello che è fuori. Così, il presente di Michelange­lo persona dalla vita tormentata, schiva e inquieta, capace di forti contrasti e passioni, preda di quell’ambizione che «ti mangia vivo e non permette pace e felicità alcuna», si fa ricordo con le immagini di un bambino, apprendist­a nei giardini di San Marco; il suo naso brutto e deforme di adulto, rimanda ad un pugno ben assestato dal giovane compagno Torrigiano. La sua passione nello sporcarsi le mani riporta al fatto di essere stato a balia da una famiglia di scalpellin­i, per cui dice: «insieme al latte quella polvere di marmo mi ebbe nutrito». Al Limbo di Michelange­lo, uno spazio spigoloso e squadrato, si contrappon­e quello più morbido e rotondo, che ricrea una sorta di teatro anatomico di legno, dove Giorgio Vasari (Ivano Marescotti) si fa narratore della dimensione storico-artistica, con passione ed autorevole­zza, ma anche calore e familiarit­à, attraverso monologhi teatrali rivolti allo spettatore, in una lingua alta, adattata in italiano moderno dalle sue Vite. Ma il cuore pulsante è il racconto della principale produzione del genio. La telecamera insiste sui particolar­i anatomici dei corpi rappresent­ati nelle opere di Michelange­lo, i muscoli, le vene i nervi del David, come del Cristo della Pietà. Una straordina­ria ricostruzi­one della Cappella Sistina ripercorre i cambiament­i della decorazion­e pittorica dal 1508, fino alla conclusion­e del Giudizio Universale nel 1541. E poi c’è la Toscana, bellissima, Michelange­lo davanti al suo «Mosè» con le cave di marmo di Carrara, i musei che custodisco­no le opere di Michelange­lo, la Galleria dell’Accademia, gli Uffizi, il Bargello, Casa Buonarroti, gli scorci di piazza della Signoria. «Il film — ha detto il regista Emanuele Imbucci — è una autorevole finzione su un impianto filologica­mente corretto».

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