Corriere Fiorentino

L’ansia nella palestra: casa mia ci sarà ancora?

Due squadre di vigili del fuoco hanno rischiato di essere inghiottit­e dalle fiamme

- Di Giulio Gori

I primi bagliori rossi si scorgono a venti chilometri di distanza, la FiPiLi è uno slalom tra rami sradicati da raffiche fino a cento chilometri l’ora, tra i lampeggian­ti della municipale per far rallentare le auto. Poi, il versante dell’incendio si apre alla vista e appare un enorme vulcano che lancia lapilli di fuoco. Lassù, sul Monte Serra, ci sono già i primi vigili del fuoco e volontari a combattere contro l’incendio. Due squadre di Pisa risalgono la provincial­e Monte Serra fino a quando non trovano la strada sbarrata dalle fiamme. Un’occhiata agli specchiett­i retrovisor­i e il fuoco li ha già accerchiat­i, è anche alle loro spalle. Sono attimi di paura, anche per chi è abituato ad affrontare gli incendi. «Ma devi essere freddo, le fiamme non sono mai costanti», raccontano i vigili del fuoco. Non appena dietro si attenua il fronte, le due autobotti ingranano la retromarci­a e escono dalla gabbia di fuoco.

Le squadre sono sui crinali, nei paesini, a cercare di rallentare l’incendio, ma è una lotta impari: «I vigili del fuoco e i volontari sono sulle strade, nel bosco non riescono a entrare. I canadair possono volare solo di giorno, gli elicotteri non decollano per il vento», spiegano rassegnati gli esperti. A Calci, le raffiche trascinano giù piante e cartelli stradali, fanno cadere la gente a terra, la fuliggine acceca chi guarda verso la montagna. Il fronte è lungo chilometri, si ferma, riparte, cambia direzione, e alla centrale della protezione civile, a Paduletto, ogni minuto c’è da pensare ad evacuare altre case, altri paesini.

Il sindaco Massimilia­no Ghimenti dà istruzioni ai soccorrito­ri, indica una a una le case da raggiunger­e, chi recuperare. «Sono le tre di notte e prima che arrivi il giorno manca un secolo. L’incendio è fuori controllo, possiamo fare ben poco. Dobbiamo pensare a salvare le persone», dice. «A che ora è l’alba? Alle 7,08? Manca un’eternità». Anche i problemi più piccoli diventano enormi: le auto parcheggia­te male che bloccano i mezzi di soccorso, gli abitanti che si ostinano a restare in casa malgrado l’evacuazion­e: «Con i camion spazzate via le macchine in divieto», urla il sindaco, «Non vuole uscire di casa? Mandate in carabinier­i, che la tirino fuori di peso. Non c’è tempo da perdere». Anche Ghimenti però ha un cedimento: «Sindaco, la Certosa brucia!»; lui sbatte il pugno sul tavolo, gli occhi si bagnano. Ma poi arriva il sospiro di sollievo: «Sono solo volati dei lapilli che hanno scavalcato le mura e incendiato il prato interno. Le squadre sono già lì». Nella saletta c’è uno schermo che manda le immagini di una webcam nel bosco: le fiamme si avvicinano, «la perdiamo», scuote la testa l’assessore Giovanni Sandroni. Alle 3.38 sullo schermo resta l’ultimo fermoimmag­ine, il fuoco che avvolge la telecamera. «Il criminale che ha appiccato l’incendio ha studiato la direzione del vento, la posizione e l’orario per massimizza­re il danno. Ha dato fuoco a monte per colpire a valle», dice furente Sandroni.

Mentre arriva la notizia che anche i vigili del fuoco abbandonan­o Montemagno, ormai accerchiat­a dal fuoco, si riempiono di sfollati il municipio, la palestra di paese: «Sono di Montemagno, ho lasciato casa con il fuoco ormai a venti metri...», dice un anziano che piange. Sulle brande solo un bimbo dorme, gli altri aspettano l’alba. «Il vento cambia direzione di continuo, nessuno è sicuro di ritrovare casa domani», spiega don Federico, mentre un boato che arriva dalla montagna scuote tutta Calci. Molti sono in strada, col naso all’insù, Alessandro, 20 anni, sembra un velista mentre spiega a un gruppo i cambi di direzione del vento. Molti anziani seguono l’incendio da dentro la macchina, le raffiche sono troppo forti per stare in piedi. E proprio il vento, poco dopo le cinque, fa scollinare le fiamme oltre un crinale, un altro versante è perso. «Mi è passata davanti, a pochi passi, una palla di fuoco larga un metro, ha fatto un volo di 200 metri — racconta un volontario — L’incendio sta facendo il salto triplo sul monte».

Alla protezione civile, ripartono gli ordini di evacuazion­e: «Squadre subito a Crespignan­o, ci sono residenti bloccati, il fuoco è in strada», poi tocca a Caprona, quindi viene chiusa la provincial­e Vicarese, il fronte punta ormai su Vicopisano. «L’alba, quando arriva l’alba?», ormai è un coro di imprecazio­ni. Anche il Tirreno è un problema, troppo mosso: «Per i canadair, quando arrivano vadano a prendere acqua sul lago di Massaciucc­oli — dice Fabio Casella, della protezione civile di Calci — E inizino da Vicopisano, il fronte ormai è quello, qui su Calci ora non abbiamo più fiamma alta». Si pensa agli altri. Anche agli animali: sui social gli appelli a non scordarli a casa, in strada chi ha il cane al guinzaglio, chi persino tira il cavallo. Ma proprio tre cavalli saranno le vittime della notte.

Alle sette di mattina molte squadre, facce stravolte e tute nere di fuliggine, tornano a valle. Sui crinali le forze cominciano a scarseggia­re, si grida al telefono, servono rinforzi. È il momento più duro, i quattro canadair da Genova, da Olbia, da Ciampino, sono lontani. Il primo spunta in cielo alle 7,54, si infila nelle nuvole di fumo, a Paduletto c’è chi applaude. Settecento ettari di boschi in fiamme, ma nessuna vittima, nessun ferito, pochissime le case distrutte. Persino a Montemagno, il fuoco ha girato intorno senza entrare tra le case di pietra. Alle nove di mattina gli abitanti tornano in paese, con gli ulivi che ancora bruciano, c’è il traffico di una tangenzial­e: «Non ci credo», un babbo e un figlio si abbraccian­o.

E c’è chi, come Massimo Chiellini, del Gruppo volontari anticendio di Calci, è così scosso che alle nove di mattina non ha alcuna voglia di andare a letto: «Siamo rimasti sette ore a combattere l’incendio sul crinale, il fuoco a pochi metri. Se il vento avesse cambiato direzione, ora non sarei qui».

In 700 senza casa Il sindaco: se le auto in divieto di sosta bloccano le vie d’accesso spazzatele via

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 ??  ?? La webcam avvolta dalle fiamme Sono le 3,38 di ieri notte: una webcam messa dalla protezione civile manda quest’ultima immagine prima di essere divorata e distrutta dall’incendio
La webcam avvolta dalle fiamme Sono le 3,38 di ieri notte: una webcam messa dalla protezione civile manda quest’ultima immagine prima di essere divorata e distrutta dall’incendio
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Un vigile del fuoco a Calci davanti al fronte del fuoco (foto Massimo Sestini). Sopra un’anziana e la badante tra gli sfollati

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