La doppia faccia del rione sul fiume Fitness di giorno, buio e paura di notte
Un rione a due facce. Quella di giorno, con il jogging sul lungarno, la palestra Virgin e i suoi comfort, il continuo passaggio dei pullman turistici al checkpoint di via Venosta, il moderno camping di via Aretina da poco inaugurato, le scuole e gli asili. Poi c’è quella di notte, fatta di vie buie, strade ridotte a «dormitori» senza presidii sociali, prostitute, edifici fatiscenti occupati da anni.
Siamo a Varlungo, propaggine di Bellariva, dove tutto appare incompiuto. A partire dal ponte vicino al quale si è consumato lo stupro di domenica notte ne è proprio la conferma: doveva alleggerire i viali dal traffico cittadino, attraversando la ferrovia per connettere Gavinana con Coverciano. In teoria, perché alla fine non se ne fece più nulla, lasciandolo «monco». Un po’ come tutto quanto da
❞ L’oste Rompono i vetri alle auto, scippano le persone Quando le mie cameriere finiscono il turno voglio che siano sempre accompagnate fino all’auto
queste parti dove da questa estate a oggi sono già avvenuti due episodi di violenza su giovani donne.
«Solo nell’ultimo mese — racconta Demiraj Besnik, gestore della trattoria «Il vecchio cigno» — hanno spaccato diversi finestrini nel parcheggio davanti al ristorante e hanno scippato una signora sul lungarno: ho dovuto installare delle telecamere ed ogni sera, quando finiscono il turno, mi assicuro che le nostre cameriere siano accompagnate». L’indice è puntato contro due stabili occupati in zona: l’ex vivaio di via Dalla Chiesa — dove è stato arrestato il 25enne rumeno Arnaut Mustafa, accusato dell’ultima violenza — e il vecchio deposito Ataf di via De André, ormai ridotto a «palazzo della droga». «Soprattutto in via De André — sottolinea Andrea Sartoni, titolare della pizzeria «L’Orto del Cigno» — non ci sono attività. Adesso è chiuso anche lo spazio estivo dell’Utopico, col risultato che di notte la strada diventa terreno fertile per la criminalità. I residenti? Io sono cresciuto qui, quando ancora si stendevano i panni sull’Arno: prima c’era più senso di comunità, ora molto meno e non si risolvono i problemi».
La signora Lucia Casimo è una habitué del lungarno, dove viene a passeggiare: «Quando parcheggio la mattina, trovo spesso i vetri rotti di qualche auto lasciata durante la notte». Intanto alla casa dello studente del Varlungo, dove risiedeva la giovane violentata, c’è poca voglia di parlare tra chi la conosce: «Sta soffrendo molto, lasciamola in pace».