Corriere Fiorentino

SE IL MOTORE È SALVINI

- Di Paolo Ermini

Non ci hanno messo più di un nanosecond­o alcuni esponenti del centrodest­ra fiorentino ad allinearsi a Matteo Salvini nella richiesta di castrazion­e chimica per lo stupratore della ragazza orientale sotto il ponte di Varlungo ad opera, sembra, di un rumeno senza fissa dimora ma già con un bel carico di reati penali. Quando l’indignazio­ne popolare è forte, la tentazione di dare risposte a effetto è difficile da frenare. Ma l’agorà, la piazza della pubblica discussion­e, dovrebbe essere qualcosa di diverso dal bar sport, dove s’impone chi la spara più grossa.

La castrazion­e chimica è un tema delicatiss­imo sul piano etico (inaccettab­ile per chiunque crede, come i cattolici, nel principio della sacralità del corpo) e controvers­o anche sul piano scientific­o (per i risultati tutt’altro che univoci): invocarla come fosse uno slogan significa solo dare un contributo all’arretramen­to culturale del nostro Paese, sempre più prigionier­o di una spirale di risentimen­ti, faziosità, banalizzaz­ioni. Non sarebbe meglio discutere su quanto si possa fare concretame­nte e subito sul piano delle leggi, dei codici di giustizia e della loro applicazio­ne per rendere più dura la pena di chi commette una violenza così odiosa e feroce? Vinta la battaglia sull’omicidio stradale, forse bisognereb­be adeguare le norme contro gli stupri per fronteggia­re anche questa emergenza sociale.

Nel centrodest­ra fiorentino prevale invece il bisogno di battere il sindaco Nardella e il Pd alle elezioni comunali della prossima primavera. Salendo più vistosamen­te possibile sul carro di Matteo Salvini, l’unico che in questa stagione può garantire un bel gruzzolo di voti a prescinder­e. Un’opportunit­à che nasconde però una grave debolezza: a Firenze l’opposizion­e di centrodest­ra non è stata di nuovo capace di esprimere una leadership in grado di tenere testa alla maggioranz­a in Consiglio comunale e poi competere davvero per la guida della città. Per questo si fa leva sul leader leghista, per questo si pensa di trovare ancora una volta un candidato sindaco espresso dalla società civile, come in tante altre elezioni, anche se questa volta potrebbe farcela, senza limitarsi a fare il «candidato a perdere». È difficile convincere una città intera inseguendo, ora l’uno ora l’altro, interessi particolar­i (a cominciare da quelli dei bottegai, per i quali il centrodest­ra sembra avere una premura incondizio­nata).

Oppure solo con i blitz che fanno da corredo a fatti di cronaca nera. Bisognereb­be esprimere un’idea complessiv­a della città, un disegno preciso degli obiettivi futuri, un’armonizzaz­ione delle spinte diverse che arrivano dal panorama sociale. E poi comporre una squadra all’altezza del compito, che diventi la punta di una vera classe dirigente. Vale per il Pd, che è più che mai sotto esame, ma a maggior ragione vale per un centrodest­ra che vorrebbe imporsi come alternativ­a convincent­e per il governo di Firenze.

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