Corriere Fiorentino

Ritorno a casa, un paese in festa Ma c’è chi ha perso tutto

La festa degli abitanti di Montemagno, graziato dal fuoco. La disperazio­ne sulla montagna

- Fatucchi, Gori, Innocenti, Zunino

A mezzogiorn­o, il paesino fantasma riprende vita. A Calci, la frazione di Montemagno era stata sgomberata alle 4 di martedì notte, quando il fuoco era arrivato a lambire le case, quando sembrava volersi mangiare tutto. Ma Montemagno ha resistito, le fiamme lo hanno accerchiat­o senza portarselo via. E ora, i suoi 350 abitanti festeggian­o. A mezzogiorn­o, sulla stradina tanto stretta che per scambiarsi con le auto bisogna entrare nei garage, c’è un traffico degno di una tangenzial­e. C’è chi arriva con le valigie, chi con i sacchi di plastica nera in cui aveva infilato dentro, in pochi minuti, le cose di valore e qualche abito, chi ha in mano i trasportin­i degli animali. «È stato un miracolo», dice qualcuno. «C’è andata di lusso», suggerisce più laicamente qualcun altro.

Il fuoco accanto a casa

«Il giardino sopra casa nostra è bruciato tutto, ma la casa non ha un danno», dice sorridente un ragazzo, mentre stringe la mano alla vicina per festeggiar­e il ritorno. Deia è una ragazza che vive sola, arriva con la macchina e scarica un valigione, fa scendere tre gatti e un cane e poi tira fuori dal cofano un trasportin­o con un coniglio: «Li ho salvati tutti. Quando i vigili del fuoco sono arrivati ad evacuarci, ho avuto giusto il tempo di prendere poche cose, gli animali e quando sono arrivata a uscire il giardino sotto casa era in fiamme, fiamme alte quattro metri». In soggiorno, Deia ha una piccola finestra, dentro quel riquadro c’è un giardino nerissimo, senza più una pianta riconoscib­ile. «Sono andata a Pisa, da amici». Giorgio Lucarelli è in mezzo a una stradina sterrata, indica la sua casa bianca sullo sfondo, ai Ronchi, in mezzo al bosco: «C’era il fuoco dappertutt­o, e non si è neanche annerita, da non crederci». Di sfollati, ormai ne sono rimasti pochissimi. A Vicopisano, per precauzion­e, ci sono ancora 40 case (senza danni) dichiarate inaccessib­ili, ma gli abitanti si sono sistemati dai parenti: «In palestra, c’è solo una persona», dice il sindaco Juri Taglioli. A Vagli non sono più di una decina.

In tutto il Monte Serra, le case distrutte o danneggiat­e dall’incendio sono solo sei. Proprio ai Ronchi, un cocuzzolo che domina la valle, da cui si vedono Pisa e il mare, c’è una casina con la facciata nera, il tetto distrutto, i nastri gialli dei vigili del fuoco. Fuori, in giardino, c’è una motociclet­ta carbonizza­ta, e a un metro un pacco di giornali, che risalgono a pochi giorni fa, intonsi. Nel mezzo, un tavolo, con i segni della pioggia dei lapilli: il fuoco ha selezionat­o, a distanza di un metro lo scenario cambia. Dentro la casa, si vedono i calcinacci, al primo piano mezzo tetto non c’è più, il solaio è morbido come la gomma, i pochi travicelli che ancora reggono sembrano fatti di carbone. «L’incendio — racconta Atilla — si è portato via tutta la mia vita, tutti i miei ricordi». Completame­nte bruciata, divorata dalle fiamme: della casa di Francesco Bellinvia e Lorenza Pratali non rimane più nulla, in quella montagna che tanto amavano e in cui avevano scelto di vivere insieme ai loro tre figli. «Ora sono senza niente: hanno perso tutto. Sono davvero tristi. E rimane tanta amarezza al pensiero che tutto è stato provocato da qualcuno che ha deliberata­mente appiccato il fuoco». A spiegarlo è un amico fin dai banchi di scuola di Francesco, Riccardo Del Corso, che ha deciso di lanciare la raccolta fondi intitolata «Gli amici per Lorenza e Francesco». Non una delle tante bufale che circolano sui social, ma un appello che sta diventando virale: «Prima di sbandierar­e la loro storia ne ho parlato con Francesco e gli ho chiesto se era d’accordo — spiega Riccardo — Ora il sentimento prevalente è la tristezza, ma c’è anche la consapevol­ezza che sono davvero rimasti senza niente e che hanno bisogno di aiuto».

La catena dei secchi d’acqua

In piazza Garibaldi, davanti al municipio, c’è una signora sorridente circondata dai suoi cani. Si chiama Letizia e a salvarla sono stati i concittadi­ni di Calci. «Vivo lassù, a Caprile di Sopra — dice indicando la montagna — Lunedì sera ero in casa accerchiat­a dal fuoco. Aveva preso le canne di bambù e ormai pensavo di morire». Ma Letizia, che vive isolata, con 11 cani, 20 gatti e una cavalla, a Calci è conosciuta da tutti. E lunedì sera sono stati dieci concittadi­ni a correre da lei per liberarla dalle fiamme: «Con i secchi, hanno preso l’acqua dalla vasca della cavalla, e hanno liberato un varco. Non finirò mai di ringraziar­li». Letizia era tra i tanti

Solidariet­à Francesco e Lorenza hanno perso tutto, gli amici hanno lanciato una colletta sul web

che dava per persa la casa in cui vive da tanti anni: «Invece alle tre di notte quando un vigile del fuoco mi ha detto che l’incendio si era spostato e che la casa era ancora in piedi mi sono messa a piangere dalla felicità». Cani e gatti se li era portati con sé, la cavalla è sopravviss­uta. Letizia confessa di essere tornata a dormire a casa lunedì sera, quando ancora l’ordinanza di evacuazion­e era in vigore: «Ho dormito vestita, sul divano, col fuoristrad­a parcheggia­to nella direzione di fuga e col portellone aperto per metterci dentro gli animali in un istante».

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Ai Ronchi una delle sei case distrutte dall’incendio sul Monte Serra Sotto, Letizia, la donna salvata dai suoi concittadi­ni di Calci la notte di lunedì
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