L’appello per San Marco nelle mani del Papa
Le firme per scongiurare la chiusura del convento sono state consegnate a Francesco
Le ventimila firme contro la chiusura del convento di San Marco ora sono nelle mani di Papa Francesco. Il faldone, con una lettera di accompagnamento, è stato consegnato ieri al Santo Padre ieri da Bash D’Abramo, il presidente dell’associazione Beato Angelico, durante un’udienza privata in Vaticano.
Francesco, nel ricevere la petizione, ha sorriso ed annuito lasciando intendere di essere a conoscenza dei fatti: «Ora non resta che aspettare e vedere se il Papa farà un intervento pubblico a sostegno della nostra battaglia», dice Bash che due settimane fa aveva organizzato con una trentina di fiorentini un corteo per il monastero di Savonarola.
L’ordine domenicano ha decretato la soppressione della struttura a causa del suo spopolamento: negli ultimi anni solo quattro frati erano rimasti a vivere nell’edificio (uno è andato via qualche giorno fa). Per loro è stato sancito il trasferimento nel vicino complesso di Santa Maria Novella (idem per la biblioteca, che diventerà un fondo collegato a quella di Santa Maria Novella). La chiusura però non riguarda né la chiesa né il Museo (dove sono esposti i dipinti di «Guido di Pietro dipintore» e che comprende anche parte delle celle da lui affrescate) rispondono i religiosi, ma soltanto le stanze in cui abitano i monaci; e assicurano che ogni giorno sarà celebrata regolarmente la Messa.
«Questo convento non deve chiudere — continua D’Abra- mo — significherebbe togliergli l’anima. E come se non bastasse, di questa decisione non è nemmeno mai stata fornita alcuna motivazione».
È un luogo ricco di simboli, San Marco, del passato remoto ma anche del passato prossimo della città, un laboratorio dove sono fiorite insieme fede, cultura e arte, nutrendosi a vicenda. Per questo motivo l’associazione Beato Angelico ha voluto tentare la carta del Pontefice, l’unico che può cancellare la decisione dell’ordine.
L’associazione
«Ora non resta che aspettare e vedere se il Pontefice interverrà per sostenerci»