«Grave errore sul rigore E per Asamoah c’era il secondo giallo»
Gli ex fischietti sulle decisioni di Mazzoleni
Benedetta Var, nel bene e nel male. Non solo i tifosi di tutte le latitudini, sono soprattutto gli ex arbitri a ritenere utile, se non necessario, lo strumento tecnologico per semplificare la lettura degli episodi dubbi. «I ritmi sono forsennati, non si può tenere d’occhio tutto», è il pensiero di Fabio Baldas, fischietto degli anni ’80 e 90’. «La tecnologia è necessaria, ma va accettata, soprattutto utilizzata. Certamente non dimenticata, com’è avvenuto un paio di volte ai Mondiali quando i miei colleghi non sono andati al video ad analizzare le immagini. Non è accettabile, è un controsenso».
Uno spreco di un’opportunità che Baldas spiega con un episodio personale. «Una volta durante Napoli-Juventus non vidi un gol di mano di Casiraghi: se ci fosse stata la tecnologia non sarei stato criticato per settimane». In ogni caso ricorrere al Var non significa mancanza di personalità, anzi. «Il carattere si vede nella maniera in cui viene impostata la direzione di gara. Il metro di giudizio deve essere portato avanti in maniera univoca» spiega Tiziano Pieri, in campo fino al 2008, che poi aggiunge. «Quest’anno, secondo le direttive Ifab, si può intervenire soltanto davanti a un chiaro ed evidente errore». E quel tocco di mano di Vitor Hugo quasi impercettibile, però non lo era. «Il giocatore stava correndo, era normale in quel momento avere il braccio alzato. Mazzoleni ha sbagliato, non doveva fischiare il rigore. Altrimenti, secondo la direzione di gara che aveva intrapreso, avrebbe dovuto concederne uno anche alla Fiorentina per il fatto di Politano su Chiesa». In quel caso, però, il direttore di gara di San Siro le immagini non le ha riviste sul monitor.
C’è un altro aspetto invece su cui la tecnologia, almeno per ora, non può essere applicata. È il caso del mancato cartellino giallo ad Asamoah, altra beffa della serata della Fiorentina a Milano. «È stata una carenza tecnica e disciplinare di Mazzoleni», analizza Angelo Bonfrisco, in attività fino al 2001. «Un’espulsione — sottolinea — è un elemento chiave di una partita, il direttore di gara era vicino e avrebbe dovuto estrarre il secondo giallo. Poi è anche vero che non potersi appellare al Var in quei casi è un limite. Servirebbe cambiare il regolamento per eliminare situazioni così».
In caso di svista tuttavia il Var può richiamare l’attenzione del direttore di gara, ma se venisse fatto per ogni episodio la tecnologia diventerebbe moviola in campo. «Lo scorso anno abbiamo abusato della tecnologia — dice Pieri — e forse si è creato qualche malinteso. Qualcuno credeva che sarebbero state eliminate le polemiche, e invece eccoci qui». Un modo per affrontare meglio i casi dubbi c’è. «Consiglio alla Fiorentina — aggiunge Pieri — di avvalersi della collaborazione di un ex arbitro per spiegare ai dirigenti e ai giocatori quando la tecnologia può essere utilizzata». La voce di Paolo Bertini invece, direttore di gara fino a dieci anni fa, è fuori dal coro. «L’errore fa parte del calcio, la Var li riduce in maniera corretta ma rende tutto più sterile. Soprattutto fa disimparare all’arbitro come svolgere il proprio lavoro». Un processo, secondo Bertini, che si sta già riflettendo sul calcio italiano. «I nostri fischietti sono meno considerati in Europa. Sono in atto continui cambiamenti, credo che presto arriveremo al tempo effettivo di gioco perché il recupero non compensa quello che si perde durante la gara. Dobbiamo chiederci se siamo pronti ad accettare un calcio diverso. Personalmente, no». Stefano Pioli, invece, se lo augura da un pezzo.