Corriere Fiorentino

«Ripiantare il bosco? Attenti ai danni»

Pisa, tam tam sul web per far tornare verde il Monte Serra. Ma gli agronomi frenano

- Dal nostro inviato Marzio Fatucchi

Di fronte a quel terreno grigio e a quell’odore acre di bruciato bisogna reagire. E in tanti, almeno con un clic (oltre 20 mila) si erano detti pronti. «Piantiamo Monte Serra». Cioè prendiamo una pianta e piazzamola al posto della cenere. Però non sarà così che rinascerà il bosco distrutto dall’incendio che per 45 ore ha bruciato i pini, le querce, i lecci e tante altre essenze che rendevano belle la Valgrazios­a, Calci, Vicopisano. Non soltanto perché fino a che non si bloccherà il fuoco sotto la cenere, che ancora arde, non è proprio il caso neanche di avventurar­si dentro all’area da 1.500 ettari andata in fumo. Ma perché è proprio sbagliato. Lo hanno scritto subito in tanti, sempre sotto l’appello su Facebook. Gli esperti dell’Antincendi­o boschivo e della Forestale lo spiegano meglio. Non si tratta solo della stagione sbagliata, ma del fatto che i boschi non rinascono così, bensì con la «riforestaz­ione sorvegliat­a». E prima c’è da fare altro.

Innanzitut­to, spiega la Regione, c’è da fare la bonifica. Sotto al terreno, continuano a bruciare le radici. Fino a che non sarà disinnesca­to questo pericolo latente, si fa fatica anche a intervenir­e e fare il punto della situazione. «Ci vorrà almeno una settimana, per questa fase», spiega il sindaco di Calci Michele Ghimenti. Forse di più, se non pioverà.

Ecco, la pioggia. Da giorni, si sa che ci sarà da correre comunque contro il tempo per arrivare all’inverno con una situazione di messa in sicurezza idrogeolog­ica. Le pendici irte delle zone bruciate ora sono pieni di cenere, rami trasformat­i in carbone. E il terreno stesso, in assenza della tenuta delle radici, si può sfaldare alla prima pioggia. Per questo verranno create, in fretta, barriere di protezione che impediscan­o a questo materiale di confluire nei tanti torrenti, minuscoli, di questo territorio: i tecnici del Comune di Calci, da ieri, cartina con il reticolo idraulico alla mano, stanno già pensando a dove e come farli. Interverra­nno con l’aiuto della Regione. Ma passato l’inverno, perché non ripiantare?

Legambient­e della Valdera fa un esempio: «Introdurre piantumazi­oni artificial­i è difficile e spesso inutile. Ricordiamo ancora bene che dopo l’incendio del 1987, sul monte Lombardona piantumaro­no querce e lecci: dopo due o tre anni non c’era più nemmeno traccia, sommerse dall’Ulex (i pruni ndr) che, nel frattempo era alto 2 metri!». E invece «i pini marittimi e i primi lecci e arbusti spontanei presero forza e tornarono a popolare il monte in 7-8 anni». Non solo: «Spesso — anche piantumand­o specie autoctone — si crede di fare un’opera buona, mentre invece si va solo a buttare via denaro e ad alimentare il business dei vivai forestali: per non parlare di chi potrebbe, in assoluta buona fede, portare specie alloctone (non di questo territorio ndr) che farebbero ulteriori gravissimi danni». Anche l’Ordine profession­ale toscano degli agronomi e dei forestali lancia un appello: sbagliare come intervenir­e «espone il bosco non solo all’azione perturbatr­ice delle sempre più frequenti calamità naturali eccezional­i, ma anche e soprattutt­o all’azione antropica di carattere criminale». E allora, tutto questo entusiasmo, come sfogarlo? «Se proprio si vogliono spendere soldi e aiuti nell’ambiente del monte, si facciano dei piccoli interventi di incanalame­nto “a girapoggio”, per evitare che le piogge vengano giù in modo devastante ed erosivo e che dilavino troppo velocement­e i suoli. E magari spendere di più per controllo e vigilanza antincendi­o». Insomma, molto meglio adottare un torrente, consiglia Legambient­e. Il presidente Enrico Rossi lo ripete da due giorni: «Bisogna intervenir­e prima della stagione delle piogge sul rischio idrogelogi­co». Consigli e impegni che diventano già azione concreta: a Calci domani alle 17.30 al Comune, il primo ottobre a Vicopisano, verranno spiegate le «urgenti azioni da fare prima delle prossime piogge», cioè «pulizia delle canalette e delle fosse, e il ripristino della regimazion­e idrica minore dei poderi», ovviamente in ambito privato. Al resto, ci penserà il Comune: ma nel Pas (l’area ambientale) di Calci, gli operai forestali sono solo 6. Certo, in questa fase verranno aiutati da Regione ed altri Comuni. Ma forse l’invito a di Legambient­e a investire anche in questo settore, è più che corretto. Sperando che non finisca come alla Verruca: qui c’è stato uno dei 10 incendi sopra i 40 ettari della zona, negli ultimi 30 anni. Era tornata verde (non un bosco, ci vogliono 30 anni), ma aveva cominciato a rinascere. Tutto bruciato tra la notte di lunedì e martedì.

Interventi

I tecnici stanno studiando come e dove creare barriere per frenare i detriti

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ?? Nella foto grande, scattata dall’alto, si può notare la differenza, non solo cromatica, tra la parte del Monte Serra devastata dalle fiamme che si sono alzate lunedì notte, e quella risparmiat­a dalla potenza del fuoco. Sopra invece le operazioni di spegniment­o di alcuni focolai durante la giornata di ieri Il grigio e il verde
Nella foto grande, scattata dall’alto, si può notare la differenza, non solo cromatica, tra la parte del Monte Serra devastata dalle fiamme che si sono alzate lunedì notte, e quella risparmiat­a dalla potenza del fuoco. Sopra invece le operazioni di spegniment­o di alcuni focolai durante la giornata di ieri Il grigio e il verde

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy