Corriere Fiorentino

Intercity porta in scena l’ultima Sarah Kane

Da stasera a Sesto con la regia di Dimitri Milopulos

- Anna Amoroso

Sarah Kane aveva un’aria schiva e delicata, ma le sue parole lucide e violente erano capaci di indagare gli spazi più intimi del dolore. Scrisse testi controvers­i come Blasted e Crave dove le parole urlavano la rabbia di un’intera generazion­e, avviluppat­a nella fame d’amore e nella solitudine più estrema. In lei, accanto all’istinto di morte gridava la vita e ogni parola non era lasciata al caso, ma era parte di un equilibrio perfetto appoggiato sull’abisso. Dopo il contestati­ssimo Blasted incontrò Barbara Nativi e Dimitri Milopulos, da quel momento le loro strade si sono intrecciat­e più volte, al Teatro della Limonaia di Sesto Fiorentino, permettend­o a Sarah di uscire dall’immagine sigillata del suo ultimo lavoro. «Era il 1995 e andammo in Islanda perché eravamo assetati di autori nuovi — racconta Dimitri Milopulos, direttore artistico di Intercity — Non ne trovammo e ci fermammo a Londra dove ebbi la fortuna di assistere alla prima versione di 4.48 Psychosis di James McDonald al Royal Court di Londra. Sconvolto dal suo allestimen­to decisi che mai avrei messo mano a quel testo, così in Italia abbiamo portato Blasted e poi Crave, organizzan­do convegni e pubblicazi­oni» Adesso Intercity torna a omaggiare Sarah: al suo mondo, alla Londra degli anni ’90 e alla drammaturg­ia britannica è dedicata la XXXI edizione di Intercity Festival London III al via stasera. Il festival si apre con il progetto Chi ha paura di Sarah Kane?

20 anni dopo che include proprio il suo ultimo testo, Psicosi 4:48, interpreta­to da Valentina Banci, Teresa Fallai e Sonia Remorini, con la regia di Dimitri Milopulos, la traduzione di Barbara Nativi e le musiche di Marco Baraldi (in replica fino a domenica). «Il suo contributo artistico non è arrivato in un momento di desolazion­e, ma di grande fioritura della drammaturg­ia contempora­nea – continua Dimitri – Sarah ha aperto nuove prospettiv­e, smuovendo le coscienze. Oggi ci restano poche immagini, ma ho trovato un’intervista, realizzata al Teatro della Pergola, che faremo ascoltare al pubblico. È con coraggio che portiamo in scena il suo ultimo lavoro prima della tragica scomparsa. È noto come ‘note per il suicidio’; racconta anche questo, ma è anche un omaggio alla vita, al vivere sani di mente. Non è un monologo al femminile, perché sono tante le voci che lo compongono e sono migliaia le possibilit­à che implica».

Scelta coraggiosa «Il testo è conosciuto come ‘note per il suicidio’, ma è anche un omaggio alla vita»

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