IL PUZZLE DELLA LEGA
Susanna Ceccardi, sindaca di Cascina, rappresenta la prima linea di una Lega che, alla testa del centrodestra, potrebbe mandare nel 2020 il Pd e la sinistra all’opposizione in Toscana, per la prima volta nella storia repubblicana. Non a caso Salvini le ha dato un riconoscimento, inserendola nel proprio staff al Viminale. La sindaca (o sindaco, come lei preferisce) una cosa chiara l’ha detta: in Toscana per il centrodestra non è più il tempo di perdere a prescindere, come succedeva ai tempi di Denis Verdini. Le prospettive del centrodestra a trazione leghista sembrano derivare da due fattori essenziali. Il primo è la centralità che la questione sicurezza ha acquisito in ogni parte del territorio nazionale: Salvini è riuscito a farne il cuore della politica, mettendo nell’angolo una sinistra che l’ha sottovalutata troppo a lungo. Il secondo, più s legato alla nostra regione, è il crollo di un sistema di potere locale che aveva protetto per decenni la classe dirigente del centrosinistra. La crisi economica ha rotto i legami sociali che avevano garantito la continuità del potere. C’è poi un elemento decisivo che fa la differenza con il centrodestra guidato da Forza Italia. Salvini vuole davvero sfondare nelle ex regioni rosse, per consolidare la propria vocazione nazionale e per mettere in minoranza il M5S nello schieramento populista. La Lega, a differenza di Fi, è un partito con una tradizione organizzativa e di radicamento sul territorio che le consente di costruire una classe dirigente ben altrimenti resistente, rispetto all’idiosincrasia di Berlusconi per qualsiasi livello di direzione diverso dal suo. Ceccardi ne è un esempio visibile. La stella toscana della Lega sta allargando il suo terreno d’azione da Pisa a Firenze e proprio ieri ha espresso il suo gradimento per l’eventuale candidatura a Palazzo Vecchio di Ginevra Cerrina Feroni solo poche ore dopo che la docente di diritto costituzionale all’Università di Firenze (nonché editorialista di questo giornale) dalle colonne di Repubblica Firenze aveva negato di volere mettersi in corsa (ma lasciando aperto qualche spiraglio). Salvini per la sua battaglia toscana non può fare da solo, ha bisogno di allearsi con Berlusconi e con la Meloni (come da patto nazionale dei giorni scorsi), decisivi per ottenere risultati, come si è visto nelle Amministrative degli ultimi anni. Tutto ciò non sarà privo di contraddizioni, soprattutto per la necessità, prima o poi, di presentare un programma concreto per il governo della Toscana o di Firenze, di cui allo stato non c’è traccia.