Botte e violenze sul bambino a cui fa ripetizioni
Pisa, quattro mesi di soprusi: arrestato un 30enne che lavora come accompagnatore sugli scuolabus
Un uomo di 30 anni, accompagnatore sullo scuolabus, è stato arrestato con l’accusa di aver picchiato e violentato un bambino di otto anni. Gli abusi sono andati avanti per quattro mesi, poi la scoperta dei genitori.
Un uomo «privo di freni inibitori» che «non si è fatto scrupolo di infierire su un bambino di otto anni», scrive il gip per riferirsi ad un trentenne che per mesi ha lavorato come accompagnatore sugli scuolabus per conto di un Comune della Valdera e che, oltre ad accompagnare dei bambini, era presente nelle gite degli anziani. È lui che i carabinieri hanno messo ai domiciliari applicandogli — per maggiore sicurezza — il braccialetto elettronico: il tribunale ha deciso che, almeno per il momento, questa misura poteva bastare. A nulla è valso per lui, che non aveva alcun precedente penale, «un piccolo ritardo cognitivo»: quando ha fatto quello che ha fatto — si legge agli atti — l’uomo era perfettamente in grado di intendere e volere.
Un film dell’orrore, come si desume dalle accuse mosse dal sostituto procuratore Luigi Dominjanni che ha messo l’uomo sotto inchiesta per violenza sessuale, atti sessuali su minori e maltrattamenti. Botte e violenze a un bambino di otto anni. Una prevaricazione fisica e sessuale durata — ipotizzano gli inquirenti — dall’aprile a luglio scorso. Quante volte l’uomo abbia violentato e picchiato il bambino non è semplice stabilirlo. «Lo ha fatto in diverse occasioni», ha raccontato durante l’audizione protetta il bambino in presenza di uno psicologo in veste di consulente tecnico.
Per il minorenne l’incubo inizia ad aprile scorso. E inizia quasi per caso perché i genitori, che vedono sempre l’uomo sul pulmino della scuola, diventano suoi amici. La coppia è una famiglia normale, ha bisogno — come tutti — di lavorare per portare a casa i soldi, entra in confidenza con quell’uomo che lavora per un’associazione di beneficenza. Lui gioca molto bene questa carta, capisce che il pomeriggio può avere tutto il tempo che vuole per stare da solo con la sua futura vittima. Può andare a casa della coppia con la scusa di impartire lezioni di italiano o di correggere i compiti al bambino.
I carabinieri, che hanno fatto accertamenti scrupolosi, hanno ricostruito la frequenza delle «ripetizioni» dell’accompagnatore al piccolo: da aprile a luglio lui si è presentato in quella casa, durante il periodo scolastico, tre-quattro volte alla settimana, mentre dopo la chiusura delle scuole le visite si sono ridotte a un paio alla settimana.
In «parecchie occasioni» in quella casa è successo di tutto: botte al bambino quando — secondo l’uomo — sbagliava qualcosa. E violenze sessuali. «Non ho mai detto nulla perché lui era quello che comandava, avevo paura che mi facesse bocciare e che dicesse brutte cose di me ai miei genitori», ha detto il piccolo durante l’audizione protetta.
Ad accorgersi che qualcosa non andava è stata la mamma del piccolo. In un afoso pomeriggio di luglio è rientrata a casa prima del previsto e ha trovato il suo bambino che si stava rimettendo i pantaloni. Ha chiesto cosa fosse accaduto, lui è stato zitto. Lei ha insistito e lui è scoppiato a piangere, raccontando tutta la verità.
A questo punto la famiglia si è recata dai carabinieri. I genitori erano infuriati, i militari hanno semplicemente detto: «Non dite nulla, fateci lavorare: all’uomo ci pensiamo noi». Il trentenne è finito ai domiciliari e sono stati messi sotto sequestro il suo cellulare e il suo tablet. Da quanto emerso durante gli accertamenti fatti finora, l’uomo non avrebbe molestato altri bambini incontrati durante il suo lavoro sugli scuolabus. Ma le indagini sono ancora in corso.