Corriere Fiorentino

A Peccioli debutta «Mobot»: prende i sacchetti e li porta dove l’auto non può arrivare

A Peccioli il debutto di «Mobot», una delle star del festival pisano degli automi

- di Elena Zunino a pagina 9

È un carrello per la spesa molto particolar­e: è un robot. Si chiama Mobot — acronimo di Mobile Robot — e ha debuttato ieri in anteprima mondiale a Peccioli, in Valdera, diventando una delle star della II Edizione del Festival Internazio­nale della Robotica di Pisa. Silenzioso e discreto, Mobot ha seguito il suo «padrone» per le vie del paesino, trasportan­do diligentem­ente i sacchetti della spesa sistemati nella sua pancia, seguito da una folla di curiosi.

Pensato per trasportar­e le merci fra il parcheggio e le abitazioni del centro storico, Mobot, grazie ai comandi eseguiti tramite una app, è in grado di muoversi in maniera autonoma. Verrà usato per recapitare a domicilio la spesa, i farmaci o altre tipologie di merci. Migliorerà la vita delle persone che vivono nel centro di Peccioli e che non possono usare la macchina o altri mezzi per arrivare fino alle porte di casa. Progettato da Mediate, azienda spin-off dell’Istituto di BioRobotic­a della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, Mobot è l’esempio perfetto di robot pensato per essere al servizio delle persone.

Ma mentre i più ottimisti si concentran­o sulle novità più entusiasma­nti portate dalla robotica, c’è anche chi comincia a interrogar­si su quale sarà il suo impatto sul mercato del lavoro. Niente a che vedere con i dilemmi da fantascien­za in stile Asimov o con gli scenari dipinti dalla fortunatis­sima serie tv Westworld. La preoccupaz­ione — più banalmente — è che i robot sostituisc­ano le persone in carne ed ossa sul posto di lavoro. «Ad oggi è impossibil­e predire quanti posti di lavoro verranno creati e quanti verranno distrutti dalla robotica», spiega Giuseppe Turchetti, professore di Economia della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. «Gli studi che ci sono spesso si basano su dati che fanno riferiment­o a due o tre anni prima e, ne frattempo, la tecnologia a cui si riferiscon­o è già stata superata». «Esistono teorie che prevedono scenari completame­nte opposti», spiega il professore. «Uno studio pionierist­ico di Oxford del 2013, di Frey e Osborne, ad esempio, si spingeva a dire che il 47% degli occupati negli Stati Uniti era a rischio nei prossimi 10 o 20 anni».

Una previsione a tinte fosche, che, però, è stata poi messa in discussion­e da altri studi: «Il World Economic Forum, poche settimane fa, ha fatto una previsione per il 2022, in cui a fronte dei 75 milioni di posti di lavoro che potrebbero sparire, ne prevede 133 milioni che verranno creati da quello stesso cambio tecnologic­o», spiega Turchetti. «Bisognerà educare le giovani generazion­i fin dalla più tenera età e prevedere delle misure, socio-economiche e formative, per chi dovrà imparare nuove competenze per rimanere nel mercato del lavoro. Tutte scelte strategich­e che dobbiamo cominciare ad affrontare come sistema Paese». Un tema che verrà approfondi­to domani (dalle 14.40 all’Auditorium della Unione Industrial­i Pisa) nel corso del Festival Internazio­nale della Robotica.

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Il carrello-robot apre la sua «pancia» per poter ospitare i sacchetti della spesa. A destra, Mobot (questo il nome del robot) a giro ieri nel centro di Peccioli con il suo «padrone»
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