L’assedio dei rifiuti Promemoria in attesa della svolta
Dopo il cambio al vertice di Alia si può aprire una riflessione su cosa c’è da fare
Il cambio al vertice di Alia, la società di gestione dei rifiuti, dopo 17 anni di guida di Livio Giannotti e l’arrivo della nuova Ad Alessia Scappini, può essere l’occasione per verificare la tenuta del modello attuale e quello in fase di realizzazione. A Firenze le criticità sono evidenti, a partire dalla raccolta della carta in centro storico. L’obiettivo resta fermo, raggiungere entro il 2020 il 70% della raccolta differenziata (manca ancora il 13%), ma la città è cambiata rispetto al modello ipotizzato qualche anno fa, a partire dal boom dei locali e degli affitti turistici che hanno invaso il centro. Ecco un dossier sulle criticità più evidenti, sui punti dolenti della raccolta rifiuti. Ed alcune proposte per possibili modifiche.
Firenze, dai borghi della periferia al centro fino ai colli, ha oggi sette modelli di raccolta differenziata diversa. Nei piani del «sistema che funziona», come l’ha definito l’ormai ex Ad di Alia Livio Giannotti, dovranno diventare quattro: solo cassonetti interrati e raccolta porta a porta della carta per il centro, chiavette per i cassonetti fuori dalle mura, porta a porta puntuale in alcuni borghi periferici, bidoncini sui colli. Ma dato che già ora alcune applicazioni di quello che dovrebbe essere il modello definitivo mostrano criticità, non sarebbe il caso di rimettere in discussione il sistema usato finora? Anche perché visto che viene rimesso in discussione il piano regionale dei rifiuti, si potrà anche rivedere scelte prese anni fa sulla gestione a Firenze, dopo il cambio ai vertici e l’arrivo della nuova Ad Alessia Scappini.
Ci sono tre punti fermi: la raccolta differenziata deve salire e di molto, di 13 punti, fino al 70%. Qualunque modello applicato sul territorio diventa inutile senza una nuova strategia per gli impianti, dopo che è stato cancellato il termovalorizzatore di Case Passerini. E non c’è un modello funzionante, a livello macro o micro, se non riparte un «Patto» tra cittadini, commercianti e istituzioni, con l’esigenza che ci sia un più diffuso rispetto delle regole e un controllo efficiente ed efficace.
Prima di parlare delle criticità, bisogna però partire da un dato: uno dei motivi, non il principale ma il più pervasivo, per sostenere che occorre cambiare o registrare il modello esistente di raccolta, è che la città è cambiata e sta continuando a cambiare, soprattutto in centro. Se la raccolta carta porta a porta in centro ha evidenti problemi, con marciapiedi a volte straboccanti, uno dei motivi è che siamo arrivati ad un livello di produzione superiore, forse, a quanto previsto, soprattutto per la presenza di attività alimentari esplose negli ultimi 10 anni: ci sono 263 ristoranti e bar per Kmq ,nel centro storico, gli esercizi commerciali sono aumentati in 5 anni del 78%. Ancora, molti casi di abbandono e di scarso rispetto del modello della raccolta differenziata potrebbe dipendere (lo diceva lo stesso Giannotti) dal boom di utilizzo di case in centro trasformate in affitti turistici: se non c’è un controllo preciso e vasto, se non c’è la collaborazione dei proprietari, nessun modello funzionerà, soprattutto dopo che nel giro di 8 anni, quelli su Airbnb e basta sono passati da 0 a oltre 10 mila (di cui quasi 6 mila in centro). Semplicemente, chi arriva non rispetta (magari nessuno glielo dice neanche) le regole su come conferire i rifiuti. E gli esempi potrebbero moltiplicarsi.
Non diamo soluzioni, non spetta a noi. Raccontiamo i problemi, sollevando criticità, facciamo proposte. Una sorta di promemoria ai viandanti che, in questo caso, sono capitanati dalla nuova direttrice di Alia, Alessia Scappini. Con una domanda finale: è possibile ricalibrare il modello in modo che funzioni meglio, anche se siamo convinti che in qualche caso ci sia proprio da prendere una direzione diversa?
Certo, in questo momento siamo anche consapevoli che, come è successo recentemente, basta un impianto che smette di funzionare, anche per brevi periodi, per vedere in strada cassonetti strapieni. Ma intanto, qualcuno ha usati i «big data» arrivati dalla compagnie telefoniche con i livelli di produzione dei rifiuti, almeno in centro, per analizzare costa sta succedendo?