CARTE IN TAVOLA, SENZA AMBIGUITÀ

La Lega toscana riporta le lancette indietro di nove anni. La posizione partorita venerdì sera dal Carroccio sul futuro dell’aeroporto di Peretola — city airport e pista lunga duemila metri — è infatti la stessa che avevano nel 2009 i vertici degli ex Ds, prima che fossero spazzati via da Matteo Renzi. Poi sono successe tante altre cose: il dibattito politico si è faticosamente concluso, la Regione ha deciso che la pista dovesse essere di 2.400 metri, il ministero dell’Ambiente ha dato il via libera al progetto di Toscana Aeroporti e il Cipe ha stanziato 100 milioni per realizzarlo, è iniziata la conferenza dei servizi. Tutte cose a cui la Lega non sembra interessata, ma del resto se Salvini non si cura dell’Europa perché alla Ceccardi dovrebbero interessare i percorsi istituzionali? La posizione presa dalla Lega, a un anno dal voto per il sindaco di Firenze e a due dall’elezione del presidente della Regione, viene spiegata come «posizione intermedia tra il masterplan voluto dal Pd e il no dei Cinque Stelle» allo sviluppo. In realtà riaprire la discussione sulla lunghezza della pista di Peretola è un modo per azzerare tutto e ripartire da capo, cioè per non fare nulla, il che avvicina la Lega al M5S, forse pensando al ballottaggio per Palazzo Vecchio. È una vittoria della linea Ceccardi — che intende favorire Pisa riaccendendo un duello che pareva ormai superato — alla quale i leghisti fiorentini si sono piegati, pur avendo espresso anche nel recente passato posizioni totalmente diverse. La scelta del Carroccio chiama in causa tutto il centrodestra, che a Firenze e in Toscana dovrebbe presentarsi unito, e anche il candidato che sfiderà Nardella, chiunque sarà. Forza Italia, divenuta azionista di minoranza della coalizione, accetterà di rinnegare anni di battaglie per lo sviluppo di Peretola? E il centrodestra sceglierà davvero di mettersi così contro (a meno di clamorosi dietrofront) le associazioni di categoria, Confindustria in testa?