Corriere Fiorentino

LA SPARIZIONE DEI TRENTENNI (BELLICOSI E NON SOVRANISTI)

- di David Allegranti

è significat­iva. Nel giro di qualche settimana, senza aver assistito a nessun cambiament­o di sostanza (Foa è rimasto sempre Foa, cioè uno spacciator­e di bufale), Forza Italia è passata dal dire «assolutame­nte no a Foa» a sceglierlo come presidente della tv di Stato. Non una spiegazion­e, non un sussulto anche se l’anticipazi­one del film era nelle parole di Mariastell­a Gelmini, capogruppo alla Camera, a luglio: «Al momento il nostro voto è no». Al momento. Sicché l’interrogat­ivo che molti nel Pd, in Toscana e altrove, si stanno facendo, e cioè se il Pd abbia ancora senso, vale anche per il partito di Silvio Berlusconi: serve a qualcosa Forza Italia? Da più parti, autorevoli esponenti del centrodest­ra, politico e culturale, rispondono di no e aggiungono che serve una rigenerazi­one dell’area dei moderati, qualunque cosa oggi voglia dire in un Paese in cui prevalgono gli istinti da «affaccio al balcone» in stile Luigi Di Maio di giovedì sera.

Lo diceva il filosofo Marcello Pera qualche giorno fa, annotando come l’annessione di Forza Italia alla Lega — intanto già avvenuta nell’elettorato — sia cosa fatta: «Un partito non può sopravvive­re senza sedi, senza discussion­i, senza rappresent­anti che non siano parlamenta­ri eletti mediante la bilancia o il gradimento del capo. Se uno viene in periferia lo vede. Il partito, Forza Italia, non esiste più. Lucca, dove vivo, è un fenomeno strano. Era una città democristi­ana, poi quell’elettorato è stato assorbito da Forza Italia, adesso si è disperso o è prevalente­mente leghista, che pure è qualcosa di lontano dalla mentalità della città, oppure non vota perché non trova rappresent­anza. Una parte certo aveva sperato nel Renzi prima maniera, ma poi è stata delusa. Anche la rivoluzion­e di Renzi è finita malamente. La Lega è dunque diventata un rifugio necessario».

Il radicament­o territoria­le è uno dei motivi per cui la Lega sta sottraendo consenso non solo a Forza Italia ma anche al Pd in una (ex) regione rossa come la Toscana. Ma non è l’unico. Forza Italia ha un problema di selezione della classe dirigente. Dove sono i giovani di Forza Italia? Dove sono i trentenni? Che fanno? Sono in vacanza all’Isola d’Elba? Non hanno niente da dire sulla «manovra del popolo» e sulla «quota 100», un sistema che permette di andare in pensione in anticipo quando si raggiunge la somma cento fra età anagrafica e anni totali di contributi? Se i costi dell’abbassamen­to dell’età pensionabi­le saranno pagati dalla fiscalità generale (l’alternativ­a sarebbe ridurre l’assegno

Dove sono i giovani di Forza Italia?

Non hanno niente da dire su manovra del popolo e pensioni «quota 100»?

pensionist­ico, ma non pare essere questa la strada) su quale groppone finiranno? È evidente: sui giovani, cioè su chi lavorerà in futuro. Soltanto la «quota 100» non varrebbe quantomeno un po’ di brusio o sopraccigl­ia inarcate? E non varrebbe la pena iniziare pensare a un sano parricidio politico anziché vivere in eterno nell’ombra del Cavaliere?

Altrove, in altri partiti del centrodest­ra ci sono battaglie da tenere d’occhio. Prendete Pisa e Cascina, che ormai sono un laboratori­o politico, dove è in corso un duello politico interno alla Lega fra Susanna Ceccardi, classe 1987, ed Edoardo Ziello, classe 1992. Due diverse sfumature della Lega salviniana. Entrambi rivendican­o un ruolo centrale nella conquista di Pisa, spiegando perché la vittoria di Cascina del 2016 abbia spalancato le porte al centrodest­ra nel 2018. Usano la politica del «pugno duro» con alleati e migranti, occupano spazi lasciati non solo dal centrodest­ra ma anche dal centrosini­stra, in una competizio­ne interna per dimostrare chi sia dei due il vero sindaco ombra di Pisa. Sono presenti nel dibattito pubblico.

I trentenni non sovranisti e liberali forse nemmeno esistono, ma se esistono che cosa aspettano a farsi sotto? Non è che in fondo anche a loro piace il reddito di cittadinan­za?

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Marcello Pera, ex senatore di Forza Italia
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