Corriere Fiorentino

I genitori di Fabrizio (che è un po’ Federico)

- Di Enzo Fileno Carabba

Naso, un paesino sui monti Nebrodi, in Sicilia. Dicembre 1990. Un posto dove tutti si conoscevan­o, per lo meno di vista. Unica eccezione nota: Pina non aveva mai visto Pippo. Però un’amica di lei parlava sempre di lui: Pippo qua Pippo là. Al che Pina: «Fammelo conoscere. Visto che sabato non lavori facciamo una passeggiat­a». Organizzar­ono un giro in quattro sulla macchina dello zio dell’amica. Era la Sicilia di quegli anni, per di più da quelle parti: ci voleva attenzione. Così le due ragazze si misero davanti e i due maschi dietro seminascos­ti. A quel tempo le macchine erano pochissime lassù tra i monti, improbabil­e incontrare qualcuno. Incrociaro­no un’altra macchina: «Mio fratello» urlò l’amica di Pina. I ragazzi si appiattiro­no sul sedile. Pippo e Pina fissarono un appuntamen­to per la domenica successiva ma quel giorno la mamma di Pina si sentì male, il giorno dopo morì, e loro si persero di vista. Un anno dopo Pina era in una piazzetta quando lui apparve sulla moto. Scendeva verso di lei: il paese è fatto di dislivelli e panorami. Pino si fermò, parlarono per dieci minuti, in fretta. «Se arriva mio padre...» disse lei. Lui la invitò a un concerto in un paese vicino, quella sera stessa. «Io stasera sono qua in piazza» fu la risposta. Pippo doveva decidere: a divertirsi con gli amici al concerto o in piazza da lei? Andò in piazza. Pina era lì, scortata dal babbo. Quell’omone un po’ intimoriva Pippo, che già lo conosceva. Il padre rimase in disparte per tutta la sera, poi verso le 10 si avvicinò e disse: «Senti Pina, andiamo a casa?». In macchina le chiese: «Questo Pippo, che intenzioni ha?». «Ma papà: ti piace?». «È molto educato». Passò un periodo in cui si incontraro­no controllat­i a vista. Alla festa di fine estate lui andò verso di lei e ballarono un lento sotto lo sguardo del padre e quella sera scoccò la scintilla definitiva. Col tempo il controllo a vista si attenuò. Pina ebbe un ritardo: un mese e mezzo, due mesi, tre mesi. Lui disse: «I miei non ti conoscono, quanto meno ti presento, prima di sposarti». Di solito è la donna che porta il fidanzato in casa per farlo conoscere ai genitori, stavolta fu il contrario. Lei si rilassò. La sera stessa quel ritardo si rivelò un falso allarme, ma loro non si tirarono indietro. Si sposarono. Volevano un bambino che non arrivava. «Smettiamo di pensarci, facciamo un viaggio». Concentran­dosi sul viaggio rimase incinta. Si chiamerà Fabrizio, decisero. Il bambino nacque e l’infermiera chiese: «Come si chiama?». «Federico» rispose Pino sbagliando per l’emozione. Ora hanno un figlio grande che si chiama Fabrizio, ma anche un po’ Federico.

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Insieme Pippo e Pina
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