Da professore a professore «Caro Giuseppe, il tuo silenzio è complice»
Da prof a prof: caro premier, sarebbe meglio che tornassi a fare il tuo lavoro all’Università. È quel che dice in sostanza il professore associato di Sociologia dei processi culturali dell’ateneo fiorentino Giovanni Scotto, collega di Conte nei dipartimenti dell’ateneo. «Stai avallando comportamenti deprecabili o contrari al diritto internazionale, al nostro ordinamento giuridico e agli interessi del Paese».
Scotto dà del «tu» al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, di cui è stato collega — «i nostri uffici sono a pochi metri di distanza» — fino a poche settimane fa. La sua è una lettera aperta al vetriolo che ha ricevuto centinaia di condivisioni su Facebook, indirizzata direttamente al capo del governo. «In passato — ricorda il professore introducendo la sua opinione — abbiamo avuto anche modo di collaborare a un progetto conamento mune, un libro a più voci sulla mediazione dei conflitti». Per poi arrivare al nocciolo della questione: «Dal punto di vista politico, sei co-responsabile per ciò che il Governo dice e fa, soprattutto nella persona che oggi si comporta da reale capo politico della compagine... Nulla facendo o dicendo contro tutto questo, stai avallando comportamenti deprecabili o contrari al diritto internazionale, al nostro ordi- giuridico e agli interessi del Paese di questa figura in perenne campagna propagandistica: è una responsabilità grave, e un peso notevole sulla Tua persona e la Tua figura istituzionale».
Scotto è un professore molto conosciuto nel panorama accademico e chiamato a commentare la lettera spiega di «aver ricevuto i complimenti dai colleghi di molti dell’ateneo». Iscritto ai Verdi, «progressista convinto», il professore ha pubblicato l’appello lo scorso 11 settembre, in seguito alla recrudescenza dell’azione politica di «pugno duro» del governo sulla questione dei migranti. «L’accoglienza di naufraghi che sono già in territorio italiano e hanno probabilmente diritto alla protezione internazionale — attacca Scotto nell’appello — è un obbligo di legge: nelle scorse settimane il Tuo governo ha violato la legge. Diverse Tue dichiarazioni sui migranti e richiedenti asilo degli ultimi mesi sono lontane dal vero».
Il collega del premier non si limita a consigliargli il passo indietro — «Ti invito, al più presto, a riaffermare la Tua dedizione all’attività di docente» — ma annuncia la volontà di mettere in campo il proprio impegno per spiegare ai giovani allievi dell’Università di Firenze le azioni di disobbedienza civile da intraprendere contro questo governo. «Per parte mia, nel corso del prossimo anno accademico, insegnerò alle studentesse e agli studenti la nobile tradizione della disobbedienza civile e dell’azione diretta nonviolenta in difesa dei valori costituzionali. Farò questo nella speranza che si moltiplichino, soprattutto tra i giovani, le voci di chi si oppone alla rabbia, alla paura e alla menzogna, disobbedendo a un Governo lontano da legalità e umanità». Il premier non ha replicato alla lettera, né ci sono stati in questi giorni sviluppi riguardanti l’iniziativa di Scotto: «Ma la condivisione — spiega l’autore dell’appello — è stata massiccia. Io con i miei studenti cercherò di porre attenzione al tema della dialettica tra la legge ingiusta e il comportamento del singolo chiamato a decidere come deve comportarsi. Un impegno etico e politico che sta fuori dai partiti».
La critica Nulla facendo o dicendo stai avallando le azioni deprecabili di questo governo
Le iniziative parallele Fai un passo indietro e io insegnerò agli studenti la nobile tradizione della disobbedienza civile