Corriere Fiorentino

Da professore a professore «Caro Giuseppe, il tuo silenzio è complice»

- Giorgio Bernardini

Da prof a prof: caro premier, sarebbe meglio che tornassi a fare il tuo lavoro all’Università. È quel che dice in sostanza il professore associato di Sociologia dei processi culturali dell’ateneo fiorentino Giovanni Scotto, collega di Conte nei dipartimen­ti dell’ateneo. «Stai avallando comportame­nti deprecabil­i o contrari al diritto internazio­nale, al nostro ordinament­o giuridico e agli interessi del Paese».

Scotto dà del «tu» al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, di cui è stato collega — «i nostri uffici sono a pochi metri di distanza» — fino a poche settimane fa. La sua è una lettera aperta al vetriolo che ha ricevuto centinaia di condivisio­ni su Facebook, indirizzat­a direttamen­te al capo del governo. «In passato — ricorda il professore introducen­do la sua opinione — abbiamo avuto anche modo di collaborar­e a un progetto conamento mune, un libro a più voci sulla mediazione dei conflitti». Per poi arrivare al nocciolo della questione: «Dal punto di vista politico, sei co-responsabi­le per ciò che il Governo dice e fa, soprattutt­o nella persona che oggi si comporta da reale capo politico della compagine... Nulla facendo o dicendo contro tutto questo, stai avallando comportame­nti deprecabil­i o contrari al diritto internazio­nale, al nostro ordi- giuridico e agli interessi del Paese di questa figura in perenne campagna propagandi­stica: è una responsabi­lità grave, e un peso notevole sulla Tua persona e la Tua figura istituzion­ale».

Scotto è un professore molto conosciuto nel panorama accademico e chiamato a commentare la lettera spiega di «aver ricevuto i compliment­i dai colleghi di molti dell’ateneo». Iscritto ai Verdi, «progressis­ta convinto», il professore ha pubblicato l’appello lo scorso 11 settembre, in seguito alla recrudesce­nza dell’azione politica di «pugno duro» del governo sulla questione dei migranti. «L’accoglienz­a di naufraghi che sono già in territorio italiano e hanno probabilme­nte diritto alla protezione internazio­nale — attacca Scotto nell’appello — è un obbligo di legge: nelle scorse settimane il Tuo governo ha violato la legge. Diverse Tue dichiarazi­oni sui migranti e richiedent­i asilo degli ultimi mesi sono lontane dal vero».

Il collega del premier non si limita a consigliar­gli il passo indietro — «Ti invito, al più presto, a riaffermar­e la Tua dedizione all’attività di docente» — ma annuncia la volontà di mettere in campo il proprio impegno per spiegare ai giovani allievi dell’Università di Firenze le azioni di disobbedie­nza civile da intraprend­ere contro questo governo. «Per parte mia, nel corso del prossimo anno accademico, insegnerò alle studentess­e e agli studenti la nobile tradizione della disobbedie­nza civile e dell’azione diretta nonviolent­a in difesa dei valori costituzio­nali. Farò questo nella speranza che si moltiplich­ino, soprattutt­o tra i giovani, le voci di chi si oppone alla rabbia, alla paura e alla menzogna, disobbeden­do a un Governo lontano da legalità e umanità». Il premier non ha replicato alla lettera, né ci sono stati in questi giorni sviluppi riguardant­i l’iniziativa di Scotto: «Ma la condivisio­ne — spiega l’autore dell’appello — è stata massiccia. Io con i miei studenti cercherò di porre attenzione al tema della dialettica tra la legge ingiusta e il comportame­nto del singolo chiamato a decidere come deve comportars­i. Un impegno etico e politico che sta fuori dai partiti».

 La critica Nulla facendo o dicendo stai avallando le azioni deprecabil­i di questo governo

 Le iniziative parallele Fai un passo indietro e io insegnerò agli studenti la nobile tradizione della disobbedie­nza civile

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Il premier Giuseppe Conte al centro tra i due vicepremie­r Matteo Salvini e Luigi Di Maio
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Il professor Giovanni Scotto

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