Corriere Fiorentino

Schmidt tentato dalla marcia indietro «Restare agli Uffizi? Ci penso da tempo»

Il direttore degli Uffizi dovrebbe trasferirs­i a Vienna. «La legge è cambiata, decida il ministro»

- Chiara Dino

«Ci penso da più di un anno all’ipotesi di restare a Firenze». Un anno fa il direttore degli Eike Schmidt, era appena stato chiamato a dirigere il Kunsthisto­risches Museum di Vienna, incarico che lui aveva accettato non facendone mistero neanche sui giornali.

Ma evidenteme­nte qualche dubbio doveva averlo. Oggi dice: «A Firenze mi trovo bene e ci sarebbero molte da cose portare a termine oltre la scadenza del mio mandato. Ma non dipende da me, piuttosto dalla politica. Io so per certo che starò qui fino alla fine del prossimo anno, poi si vedrà». Il cambio di punto di vista è evidente e il direttore non ne fa mistero. E questo prima ancora di avere qualunque tipo di rassicuraz­ione politica. Una mossa non banale, vista la predisposi­zione italiana a non esporsi prima di avere certezze. E però la risposta di Roma è piuttosto fredda. Il ministro dei Beni Culturali Alberto Bonisoli alla nostra precisa domanda su cosa ne pensa di questa apertura di Schmidt su un secondo mandato a Firenze fa sapere che sul caso specifico non vuole rispondere, non per il momento almeno, ma che sui direttori vale quanto ha detto oggi (ieri per chi legge ndr) a Brera dove veniva presentato il riallestim­ento di 38 sale della Pinacoteca con la mostra su Ingrés e Hayez. Un discorso che conferma il punto di vista, non del tutto conciliant­e, da lui espresso qualche settimana fa sulla presenza di direttori stranieri. «Abbiamo bisogno di direttori bravi — ha detto il ministro — che facciano funzionare nel miglior modo possibile le istituzion­i museali in modo moderno e contempora­neo. Non dimentichi­amoci che abbiamo tantissimi italiani che sono altrettant­o bravi a cui dare una possibilit­à nel momento in cui abbiano le caratteris­tiche... E una delle caratteris­tiche che abbiamo per essere bravi in Italia è la comprensio­ne del modo di lavorare italiano».

Sugli Uffizi e sulla eventuale riconferma di Schmidt per altro il ministro ha piena competenza. Dipenderà dunque da lui se e in che termini sarà possibile al direttore tedesco procrastin­are la sua presenza in città. Che per il diretto interessat­o è diventata un’ipotesi percorribi­le dopo che alcune cose, da un punto di vista giuridico, sono cambiate. «Questa estate — aggiunge Schmidt — il pronunciam­ento del Consiglio di Stato è arrivato chiaro: non ci sono ragioni giuridiche per cui la presenza di un direttore straniero in grande museo italiano sia illegittim­a». Ma non basta. Puntualizz­a infatti il diretto interessat­o. «Tutti i contratti dei direttori dei musei autonomi, come il mio, prevedono un impegno di 4 anni alla fine del quale il mandato si considera concluso. La norma del 4+4 e cioè quella che prevede una riconferma alla fine del primo mandato, previa valutazion­e dei risultati, è arrivata in un secondo momento. Ed è questa doppia trasformaz­ione in corso d’opera di alcune condizioni oggettive che mi ha fatto pensare all’ipotesi di continuare agli Uffizi». E Vienna? Ha già firmato per quell’incarico? «No comment».

Il ministro Bonisoli Non dimentichi­amoci che abbiamo tantissimi italiani che sono altrettant­o bravi e che meritano un’opportunit­à...

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Eike Schmidt, direttore degli Uffizi dall’autunno del 2015
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