Corriere Fiorentino

Olii magici e tre dinastie Storia della farmacia che ora vive inscatolat­a

- Antonio Passanese

La Farmacia inscatolat­a che tutto l’Oltrarno vuole salvare, ora è anche la protagonis­ta di un libro. Ai residenti che si stanno impegnando in un’altra petizione da inviare al Comune, si aggiunge dunque il primo lavoro storico e di ricerca del professor Giovanni Piccardi, ex docente universita­rio di Chimica, che affronta le origini della Farmacia Pitti, conosciuta come la «Farmacia Granducale di Firenze» (edizioni Leo S. Olschki per la Biblioteca di Nuncius).

Suddiviso in quattro capitoli e 131 pagine, il libro — che sarà presentato questa sera alle 21 proprio nella Farmacia Pitti di piazza San Felice — ricostruis­ce il percorso di quella che fu la «Fonderia» del Palazzo degli Uffizi e poi la «Spezieria di Boboli».

Nata con Cosimo I — scrive Piccardi nel suo libro — la Farmacia Granducale opera sotto tre dinastie: Medici, Lorena e Borbone di Parma. «Uno dei medicament­i più noti della Fonderia — si legge — era certamente l’olio contra veleni, detto anche olio del Granduca. La ricetta è questa: quattro vegetali diversi sono macerati al sole e in olio di mandorle o in olio di oliva per venti giorni. Poi si aggiungono 10 o 15 scorpioni vivi e si pone il tutto al sole per trenta giorni». Numerosi autori hanno testimonia­to la validità di questo olio nei casi di avvelename­nto.

Pierandrea Mattioli, farmacista, racconta per esempio un esperiment­o fatto a Roma: «Clemente VII volle provare l’effetto dell’olio su due assassini: il primo venne unto e l’altro no. A tutti e due venne somministr­ato un veleno. Il risultato? Il galeotto unto dopo tre giorni di dolori ne uscì incolume, il suo compagno, invece, morì istantanea­mente». Parallelam­ente alla Fonderia Medicea esisteva una seconda officina farmaceuti­ca granducale chiamata Spezieria di Boboli perché sorta nel giardino di Palazzo Pitti dove nel frattempo si era spostata la corte. E fu Cosimo III, svela Piccardi, a dare ordine ai suoi speziali di produrre un tipo di cioccolato che avesse il gusto del gelsomino in contrappos­izione alla cioccolata normale prodotta in Spagna.

Infine, il libro di Giovanni Piccardi, dopo aver analizzato una innumerevo­le serie di documenti, pozioni, ricette e metodi di preparazio­ne affronta l’ennesimo cambiament­o della Farmacia Granducale con la morte, nel 1737, di Gian Gastone ultimo granduca mediceo: «È questo l’inizio della reggenza lorenense — dice l’autore — a cui segue l’arrivo del diciottenn­e granduca Pietro Leopoldo accompagna­to da una serie di personaggi che avevano il compito di proteggerl­o. Tra questi: il farmacista Uberto Francesco Hoefer che, oltre a imprimere un cambiament­o radicale alla Farmacia Granducale, fece una scoperta che rivoluzion­ò la chimica».

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A sinistra la farmacia in piazza San Felice coperta dal cantiere Sopra alcuni degli oggetti storici presenti all’interno
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