Olii magici e tre dinastie Storia della farmacia che ora vive inscatolata
La Farmacia inscatolata che tutto l’Oltrarno vuole salvare, ora è anche la protagonista di un libro. Ai residenti che si stanno impegnando in un’altra petizione da inviare al Comune, si aggiunge dunque il primo lavoro storico e di ricerca del professor Giovanni Piccardi, ex docente universitario di Chimica, che affronta le origini della Farmacia Pitti, conosciuta come la «Farmacia Granducale di Firenze» (edizioni Leo S. Olschki per la Biblioteca di Nuncius).
Suddiviso in quattro capitoli e 131 pagine, il libro — che sarà presentato questa sera alle 21 proprio nella Farmacia Pitti di piazza San Felice — ricostruisce il percorso di quella che fu la «Fonderia» del Palazzo degli Uffizi e poi la «Spezieria di Boboli».
Nata con Cosimo I — scrive Piccardi nel suo libro — la Farmacia Granducale opera sotto tre dinastie: Medici, Lorena e Borbone di Parma. «Uno dei medicamenti più noti della Fonderia — si legge — era certamente l’olio contra veleni, detto anche olio del Granduca. La ricetta è questa: quattro vegetali diversi sono macerati al sole e in olio di mandorle o in olio di oliva per venti giorni. Poi si aggiungono 10 o 15 scorpioni vivi e si pone il tutto al sole per trenta giorni». Numerosi autori hanno testimoniato la validità di questo olio nei casi di avvelenamento.
Pierandrea Mattioli, farmacista, racconta per esempio un esperimento fatto a Roma: «Clemente VII volle provare l’effetto dell’olio su due assassini: il primo venne unto e l’altro no. A tutti e due venne somministrato un veleno. Il risultato? Il galeotto unto dopo tre giorni di dolori ne uscì incolume, il suo compagno, invece, morì istantaneamente». Parallelamente alla Fonderia Medicea esisteva una seconda officina farmaceutica granducale chiamata Spezieria di Boboli perché sorta nel giardino di Palazzo Pitti dove nel frattempo si era spostata la corte. E fu Cosimo III, svela Piccardi, a dare ordine ai suoi speziali di produrre un tipo di cioccolato che avesse il gusto del gelsomino in contrapposizione alla cioccolata normale prodotta in Spagna.
Infine, il libro di Giovanni Piccardi, dopo aver analizzato una innumerevole serie di documenti, pozioni, ricette e metodi di preparazione affronta l’ennesimo cambiamento della Farmacia Granducale con la morte, nel 1737, di Gian Gastone ultimo granduca mediceo: «È questo l’inizio della reggenza lorenense — dice l’autore — a cui segue l’arrivo del diciottenne granduca Pietro Leopoldo accompagnato da una serie di personaggi che avevano il compito di proteggerlo. Tra questi: il farmacista Uberto Francesco Hoefer che, oltre a imprimere un cambiamento radicale alla Farmacia Granducale, fece una scoperta che rivoluzionò la chimica».