«Al Maggio come a Vienna»
Il maestro Fabio Luisi apre la stagione sinfonica con il primo concerto del ciclo Mahler E dà il via ai festeggiamenti per i 90 anni dell’orchestra. «Troppa attività? Il modello sono i Wiener»
Per la prima volta nella sua lunga storia, l’Orchestra del Maggio affronterà le Sinfonie di Mahler tutte di seguito, in un percorso organico che la vedrà guidata dal suo direttore musicale Fabio Luisi. E anche per lui l’impresa è nuova. S’inizia il 4 ottobre (ore 20), con la catartica Sinfonia n. 2 Resurrezione, che coinvolge anche il Coro del Maggio istruito da Lorenzo Fratini e le voci soliste del soprano Valentina Farcas e del mezzosoprano Veronica Simeoni; poi toccherà alla Sesta Sinfonia (19 ottobre), alla Nona (24 ottobre), alla Prima (27 ottobre); e, ad anno nuovo, si ripartirà con la Settima (12 gennaio). Del percorso non fanno parte l’Adagio dall’incompiuta Sinfonia n. 10 e Il canto della Terra (che sinfonia formalmente non è, ma a quel mondo appartiene), però Luisi assicura che in futuro si faranno. «Nelle Sinfonie di Mahler c’è un nuovo linguaggio, un nuovo secolo, un coraggio nella forma: il loro ascolto ci fa capire quel che è successo dopo Brahms. Riproporle in maniera integrale serve a farci conoscere i momenti di un viaggio che è soprattutto autobiografico», ci racconta il maestro Luisi. «Ogni sinfonia ci fa entrare in contatto con l’anima di Mahler, con le sue emozioni; è la rivelazione di un microcosmo interiore. Ogni volta diverso: Mahler può essere ora ottimista, ora malinconico». E la Sinfonia Resurrezione, come si colloca in questo viaggio? «Cerca di spiegare il mondo, la trascendenza dell’esistenza, ma con gli occhi della ragione. La resurrezione del titolo è, per me, in senso illuministico: l’aspirazione a una spiritualità, ma senza essere confessionale». L’avvio del ciclo mahleriano con Luisi segna l’inaugurazione della nuova stagione sinfonica, ma dà il via anche ai primi festeggiamenti per i novant’anni dell’Orchestra del Maggio, ideata e organizzata come compagine stabile (e Stabile Orchestrale Fiorentina era, non a caso, il suo primo nome) da Vittorio Gui, nel 1928.
Il 9 dicembre, data ufficiale del primo concerto tenuto da Gui con la sua Orchestra, i festeggiamenti proseguiranno con l’apertura del Teatro alla città, con visite guidate negli spazi dove nascono gli spettacoli. «La storia dell’Orchestra del Maggio è importante, parla di prime esecuzioni assolute (Dallapiccola, Pizzetti ndr), di una coraggiosa attenzione verso titoli e autori poco eseguiti, fin dai tempi di Gui. In quella storia — dice Luisi — possiamo trovare l’energia e l’ispirazione per il nostro lavoro in futuro. La programmazione deve essere coraggiosa, guardare al Novecento storico. Abbiamo iniziato con il Maggio di quest’anno, proponendo Cardillac di Hindemith, e continueremo nel festival dell’anno prossimo, con Lear di Reimann». A proposito ai titoli d’opera contemporanei, nati su commissione specifica anche del Maggio, facciamo però notare a Luisi che, una volta tenuti a battesi- mo, spariscono assai rapidamente di circolazione: che fine hanno fatto Impressions d’Afrique di Battistelli, l’Antigone di Fedele, Natura viva di Betta? Unica eccezione, La metamorfosi di Silvia Colasanti, replicata, e con successo, dopo due anni dalla première fiorentina. «Sarebbe auspicabile che alcuni di questi titoli venissero ripresi, ma — ammette Luisi — ciò è legato alla richiesta da parte del pubblico, al gradimento che quell’opera contemporanea ha incontrato alla sua prima rappresentazione». Luisi è direttore musicale dell’Orchestra del Maggio dalla scorsa primavera. Troppo presto per un bilancio, ma il maestro è soddisfatto per il rapporto «proficuo e intenso» che si è stabilito fra lui e i professori: «suoniamo assieme tutti i giorni, cercando soprattutto di costruire un suono definito e di lavorare su quei parametri (come la dinamica, l’articolazione) che si rispecchiano nel valore esecutivo. L’Orchestra deve raggiungere una piena padronanza di sé, un self control, e sapersi muovere lungo una strada precisa, indipendentemente da chi ci sia sul podio a dirigerla». E aggiunge: «Abbiamo tanti progetti in mente: titoli d’opera e autori poco battuti, come il Fernando Cortez di Spontini che presenteremo questo mese; ma anche opere importanti, che da tempo mancano nei cartelloni». Una di queste potrebbe essere Ernani di Verdi, che l’ultima volta è stata data nel 1964.
L’Orchestra è coinvolta in un’attività continua e frenetica, con concerti, opere, un’alluvione di manifestazioni nell’area metropolitana e non solo: ma questa iperproduttività non finisce, alla lunga, con lo sfinire gli orchestrali e compromettere la qualità della resa musicale? All’interno del Teatro pare che stia iniziando a circolare qualche malumore. Risponde Luisi: «Quando incontro un cantante per iniziare a lavorare assieme, la prima cosa che gli chiedo è: come stai? Se lui mi risponde: sono stanco, io gli dico: a nessuno interessa sapere se sei stanco. Lui è lì per cantare. A Vienna, i Wiener Philharmoniker sono impegnati in almeno tre servizi al giorno, mattino, pomeriggio e sera, fra concerti, prove, opere. Anche noi dobbiamo arrivare a questo. E l’Orchestra del Maggio ce la può fare, perché è pronta e reattiva».
Sfide
Ora affronteremo per la prima volta tutte le Sinfonie e abbiamo tanti progetti in mente, tra titoli poco battuti e opere assenti dal cartellone