SORPRESA ‘700 LE RARITÀ DI ZEFFIRELLI
Alla Fondazione il nuovo progetto con l’Accademia Bartolomeo Cristofori Conferenze, concerti dedicati al fortepiano e visite per scoprire gli archivi «Un patrimonio vasto che stiamo catalogando, ma che belle scoperte»
Il Settecento di Zeffirelli è una sorpresa. Che verrà scandagliata nel progetto multidisciplinare Firenze, il Settecento, la musica da oggi (ore 18,30), fino al 13 ottobre, alla Fondazione Zeffirelli. In collaborazione col tempio del fortepiano, l’Accademia Bartolomeo Cristofori, e la direzione artistica di Francesco Ermini Polacci e di Stefano Fiuzzi. Un capitolo poco conosciuto, quello fra Zeffirelli e il Settecento, a cui si accostò soprattutto all’inizio della carriera, firmando la regia di opere come Alcina di Haendel, nel 1960 per la Fenice di Venezia, Lo frate ‘nammorato di Pergolesi e Le astuzie femminili di Cimarosa, ambedue alla Scala sempre nel 1960. Oltre al capitolo di Don Giovanni, affrontato tre volte lungo l’intero corso della sua produzione. Un progetto che lega capitoli fondamentali nella storia della musica, legati a Firenze: la nascita del fortepiano e quella del melodramma. La conversazione-concerto di oggi pomeriggio, «Alla scoperta del fortepiano», mostrerà, grazie alla presenza di un fortepiano, esempi concreti di come questo strumento si differenzi dal suo discendente, il pianoforte. Il 5, il 9 e il 13 ottobre si terranno poi tre concerti (inizio ore 20, a pagamento) di tre giovani talenti quali Matteo Bogazzi (5 ottobre), Patricia Garcia Gil (9 ottobre), Ludovica Vincenti (13 ottobre), che si alterneranno alla tastiera di un fortepiano a coda costruito da Joseph Simon (Vienna, 1840); in programma anche l’esecuzione di un brano di Muzio Clementi, padre del pianoforte. Nelle stesse date, alle ore 18, sarà possibile su prenotazione godere di una visita guidata nel ricchissimo archivio del Museo Zeffirelli, dove la biblioteca privata del maestro conserva un numero incredibile di documenti. Il percorso è curato da Carlo Centolavigna, scenografo e storico assistente di Zeffirelli, e da Maria Alberti, storica dello spettacolo e della scenografia. «Bisogna procedere con grande cautela – ci dice Maria Alberti – , il vasto patrimonio è in fase di catalogazione. I bozzetti più belli sono esposti nelle sale del museo, ma le sorprese sono
infinite. Abbiamo ritrovato la partitura su cui Zeffirelli preparò l’Alcina. Fitta di sue annotazioni e di schizzi di sua mano che riproducevano, per ognuna delle scene più importanti, il palcoscenico con posizioni e movimenti dei personaggi. Don Giovanni è un capitolo a parte. Lui ne curò la regia tre volte, (Covent Garden 1962; Met New York 1990; Arena di Verona 2012) e ogni volta sono spettacoli diversissimi. A parte l’Arena, dove il luogo obbligava alla monumentalità, nel 1962 prevale il lato demoniaco, mentre la parte gioiosa della partitura trova risalto nel 1990. E ci sono molte citazioni pittoriche, come la scena del Banchetto ispirata a Veronese».