Corriere Fiorentino

La Atkins dona un milione, Palazzo Pitti restaurerà gli affreschi della Sala di Bona

La donazione di Veronica Atkins destinata alla Sala di Bona, affrescata dal Poccetti

- Di Chiara Dino a pagina

È una signora che in America fa parte della top fifty dei mecenati. Per dire tra le istituzion­i che lei, personalme­nte o attraverso la Fondazione che ha istituto col marito, finanzia c’è la Metropolit­an Opera di New York. Lei è è presidente del Consiglio di amministra­zione del Parrish Art Museum di Water Mill, sempre a New York, e foraggia l’Orchestra nazionale di Mosca. Adesso Veronica Atkins è appena arrivata a Firenze portando con sé un milione di dollari da «donare» a Palazzo Pitti tramite l’associazio­ne Amici degli Uffizi presieduta da Maria Vittoria Colonna Rimbotti per finanziare il restauro della Sala di Bona. Una stanza che fa da anticamera alla Sala Bianca e che è abbellita da affreschi — dal pavimento sino alla volta — di Bernardino Poccetti. Una sala magnifica nel senso letterale del termine perché celebra con magnificen­za la potenza dei Medici attraverso la «narrazione» per immagini del trionfo di Ferdinando I de’ Medici contro i Turchi attraverso le truppe dei Cavalieri di Santo Stefano.

Figure a grandezza naturale, anzi più grandi di chi le guarda, le cui gesta rappresent­ano le battaglie centrali di quello scontro — navali e di terra — con , sulla volta Cosimo in gloria fra le arti. Il sottotesto di quest’opera — iniziata nel 1607 e conclusa in tempo per le nozze di Cosimo II e Maria Maddalena d’Austria, 1608 — è chiaro. A chi faceva anticamera prima di incontrare il duca veniva rammentata la potenza del signore. Anche le dimensioni delle figure affrescate, che danno vita a una visione che è quasi un’esperienza immersiva, concorrono a dare questa impression­e.

«La signora Atkins che è membro degli Amici degli Uffizi americani dal 2015 è la donatrice privata più generosa che le Gallerie abbiamo mai avuto», come ha ricordato ieri il direttore Eike Schmidt, ed è diventata miliardari­a grazie all’enorme fortuna che, negli anni ‘70, ebbe la dieta Atkins messa a punto dal marito Robert: quella che prescrivev­a un’alimentazi­one a base di grassi e proteine e a basso contenuto di carboidrat­i. Si è innamorata della sala prima ancora di vederla personalme­nte «ancora in foto — ci racconta sorridente — io credo che il futuro dell’umanità è legato a allo sviluppo della musica, della cultura e delle arti». Ma in questo caso c’è una ragione di più a rendere lieta della sua donazione la signora ed è quella che implementa la scuola dei restaurato­ri a Firenze: «Grazie a questa donazione l’Opificio delle Pietre Dure — come ha spiegato Marco Ciatti che ne è il soprintend­ente — potrà fare un contratto di 18 mesi a 7 giovani restaurato­ri». Saranno loro, sotto la direzione di Cecilia Frosinini e con Paola Mariotti a coordinare il cantiere, a lavorare alla ripulitura e al consolidam­ento del ciclo di affreschi. «Un impianto narrativo molto interessan­te — aggiunge Ciatti — perché testimonia la presenza del primo linguaggio barocco qui a Palazzo Pitti che poi ritroverem­o più maturo nelle sale dei Pianeti decorate da Pietro da Cortona». I lavori cominceran­no dopo sei mesi di indagini e dovrebbero concluders­i in due anni.

L’Opificio delle Pietre Dure potrà fare un contratto di diciotto mesi a sette giovani restaurato­ri

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 ??  ?? La Sala di Bona di Palazzo Pitti, l’anticamera della Sala Bianca, interament­e affrescata da Bernardino Poccetti (15481612), uno dei più interessan­ti esempi della storia dell’arte del primo Seicento fiorentino e della storia della committenz­a dei Medici
La Sala di Bona di Palazzo Pitti, l’anticamera della Sala Bianca, interament­e affrescata da Bernardino Poccetti (15481612), uno dei più interessan­ti esempi della storia dell’arte del primo Seicento fiorentino e della storia della committenz­a dei Medici
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Da sinistra: Maria Vittoria Rimbotti, Veronica Atkins, Eike Schmidt e Marco Ciatti

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