ASPETTANDO CONFINDUSTRIA
Quanti sarebbero ancora disposti a scommettere sulla costruzione della nuova pista di Peretola? la domanda non è retorica, perché davvero ancora non sappiamo quale effetto abbia avuto sull’opinione pubblica della nostra città lo stop dei Cinque Stelle e il mezzo stop della Lega al potenziamento del Vespucci.
È paradossale che dopo trent’anni e passa di discussioni e la rincorsa degli ultimi dieci anni, che sembrava però decisiva, adesso si possa tornare mestamente alla casella di partenza, come nel più beffardo gioco dell’oca. È vero che nel centrodestra fiorentino prevalgono le voci di coloro che restano favorevoli alla nuova pista, leghisti compresi, ma è pur vero che a livello regionale il vento di Matteo Salvini gonfia le vele di Susanna Ceccardi, la sindaca di Cascina che in queste ore starebbe per diventare anche commissario del Carroccio in Toscana. E lei, da tempo, sostiene che bisogna lasciare il «Vespucci» com’è per potenziare invece il «Galilei». Municipalismo di ritorno? Volontà di colpire la città ancora governata dal Pd? Tutto può essere, ma il risultato rischia di essere identico: addio pista e tanti saluti a chi, noi compresi, ha creduto a un unico sistema aeroportuale toscano, allo scalo fiorentino come volano di crescita esponenziale per la l’area economicamente più forte della regione, a uno sviluppo complessivo della Toscana che avesse al suo centro l’asse dell’Arno, dalla produzione manifatturiera alla ricerca scientifica.
Non è affatto detto che sia possibile fare più grande di tanto l’aeroporto di Pisa, visti i suoi vincoli di carattere militare. E sarà ancora più complicato progettare di nuovo una linea ferroviaria veloce tra Firenze e Pisa, se non a costi altissimi (non si può penalizzare il traffico pendolare e gli spazi fisici si sono ristretti in decenni di continua urbanizzazione). Ma se il governo nazionale persevera nel suo no, ancora non ufficiale, avremo scarse probabilità di vedere aperto il cantiere Peretola. Ha ragione il professor Stefano Merlini , costituzionalista, a dire che nessun governo può prescindere dalla legge e che lo sviluppo dell’aeroporto fiorentino è compreso in un piano nazionale che è passato dal vaglio del Parlamento, ma l’ostacolo giuridico potrà comunque essere superato in qualche modi da parte di una maggioranza i cui leader reagiscono facendo spallucce, e con battute di basso conio, perfino ai richiami del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Intanto sarà molto interessante ascoltare oggi quello che verrà detto dal palco del Teatro del Maggio, dove si svolgerà l’assemblea di Confindustria Firenze. Con quali parole, e con quali toni, il presidente Luigi Salvadori commenterà la frenata sull’aeroporto e su tutte le grandi opere, che da anni e anni gli imprenditori reclamano come uno dei fattori indispensabili di sviluppo? E che cosa dirà il presidente nazionale Vincenzo Boccia, che nei giorni scorsi ha dovuto più volte puntualizzare i rapporti con la Lega dopo che molti osservatori avevano parlato di una Confindustria salita armi e bagagli sul Carroccio dei vincitori?
Si può cambiare idea, certamente. Ma la coerenza impone dei limiti. E limiti ancora più marcati li pongono gli interessi di una Firenze che, più che premiare una parte politica piuttosto che l’altra, intende garantirsi il suo futuro di città del mondo. Volando, magari.