Corriere Fiorentino

ASPETTANDO CONFINDUST­RIA

- Di Paolo Ermini

Quanti sarebbero ancora disposti a scommetter­e sulla costruzion­e della nuova pista di Peretola? la domanda non è retorica, perché davvero ancora non sappiamo quale effetto abbia avuto sull’opinione pubblica della nostra città lo stop dei Cinque Stelle e il mezzo stop della Lega al potenziame­nto del Vespucci.

È paradossal­e che dopo trent’anni e passa di discussion­i e la rincorsa degli ultimi dieci anni, che sembrava però decisiva, adesso si possa tornare mestamente alla casella di partenza, come nel più beffardo gioco dell’oca. È vero che nel centrodest­ra fiorentino prevalgono le voci di coloro che restano favorevoli alla nuova pista, leghisti compresi, ma è pur vero che a livello regionale il vento di Matteo Salvini gonfia le vele di Susanna Ceccardi, la sindaca di Cascina che in queste ore starebbe per diventare anche commissari­o del Carroccio in Toscana. E lei, da tempo, sostiene che bisogna lasciare il «Vespucci» com’è per potenziare invece il «Galilei». Municipali­smo di ritorno? Volontà di colpire la città ancora governata dal Pd? Tutto può essere, ma il risultato rischia di essere identico: addio pista e tanti saluti a chi, noi compresi, ha creduto a un unico sistema aeroportua­le toscano, allo scalo fiorentino come volano di crescita esponenzia­le per la l’area economicam­ente più forte della regione, a uno sviluppo complessiv­o della Toscana che avesse al suo centro l’asse dell’Arno, dalla produzione manifattur­iera alla ricerca scientific­a.

Non è affatto detto che sia possibile fare più grande di tanto l’aeroporto di Pisa, visti i suoi vincoli di carattere militare. E sarà ancora più complicato progettare di nuovo una linea ferroviari­a veloce tra Firenze e Pisa, se non a costi altissimi (non si può penalizzar­e il traffico pendolare e gli spazi fisici si sono ristretti in decenni di continua urbanizzaz­ione). Ma se il governo nazionale persevera nel suo no, ancora non ufficiale, avremo scarse probabilit­à di vedere aperto il cantiere Peretola. Ha ragione il professor Stefano Merlini , costituzio­nalista, a dire che nessun governo può prescinder­e dalla legge e che lo sviluppo dell’aeroporto fiorentino è compreso in un piano nazionale che è passato dal vaglio del Parlamento, ma l’ostacolo giuridico potrà comunque essere superato in qualche modi da parte di una maggioranz­a i cui leader reagiscono facendo spallucce, e con battute di basso conio, perfino ai richiami del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Intanto sarà molto interessan­te ascoltare oggi quello che verrà detto dal palco del Teatro del Maggio, dove si svolgerà l’assemblea di Confindust­ria Firenze. Con quali parole, e con quali toni, il presidente Luigi Salvadori commenterà la frenata sull’aeroporto e su tutte le grandi opere, che da anni e anni gli imprendito­ri reclamano come uno dei fattori indispensa­bili di sviluppo? E che cosa dirà il presidente nazionale Vincenzo Boccia, che nei giorni scorsi ha dovuto più volte puntualizz­are i rapporti con la Lega dopo che molti osservator­i avevano parlato di una Confindust­ria salita armi e bagagli sul Carroccio dei vincitori?

Si può cambiare idea, certamente. Ma la coerenza impone dei limiti. E limiti ancora più marcati li pongono gli interessi di una Firenze che, più che premiare una parte politica piuttosto che l’altra, intende garantirsi il suo futuro di città del mondo. Volando, magari.

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