«La pizza certificata? Vale molto di più E adesso tocca a voi»
Gino Sorbillo, titolare dell’omonima pizzeria storica napoletana, elenca così i vantaggi della certificazione Unesco: «Più 20 per cento di vendite, maggiore consapevolezza della nostra arte, un modello da esportare». Anche per la bistecca alla fiorentina, almeno secondo le intenzioni del sindaco Dario Nardella.
La pizza ha vinto parecchie battaglie dopo il riconoscimento Unesco. Gino Sorbillo, titolare dell’omonima pizzeria storica napoletana, le elenca così: «Più 20 per cento di vendite, maggiore consapevolezza della nostra arte, un modello da esportare». E la bistecca? Se riuscirà a ottenere il medesimo riconoscimento, «patrimonio storico dell’umanità», che vantaggi potrà trarne? «Il blasone dell’Unesco porta un incremento dell’interesse generale, nel mondo, sulla specialità e la professionalità: noi pizzaioli “artisti” abbiamo acquisito consapevolezza di cosa rappresentiamo storicamente. L’Unesco ci ha gratificato nel presente e dato slancio per il futuro».
Come spiega l’aumento delle vendite?
«Le persone vanno motivate, invogliate. Se un prodotto gastronomico è anche prodotto della storia, la gente ne parla. E quando un organismo terzo internazionale lo riconosce come un’arte, è come se d’improvviso tutti la riscoprissero».
In che senso ha riscontrato maggiore compattezza?
«L’Italia della pizza era un paese in guerra: ogni regione voleva valorizzare la “sua”. L’Unesco ci ha compattati e ora, grazie alla generosità dei pizzaioli napoletani, chiunque nel mondo può farne parte se rispetta crismi e valori: siamo un modello».
Può accadere anche alla bistecca?
«Dove c’è valore nella materia prima, dove c’è tradizione, manifattura, e anche segreti perché no?, di lavorazione, cosa che vale sia per la pizza che per la bistecca, può verificarsi lo stesso circolo virtuoso. È il concetto di “specialità”».
Quali consigli darebbe ai suoi colleghi della bistecca?
«Di non demordere. Un tempo ci consideravano ristoratori di serie B, mio padre soffriva del complesso di inferiorità rispetto agli chef e io gli dicevo: fai felice le persone, si emozionano, perché devi sentirti inferiore? A ognuno la sua arte. E in bocca al lupo alla bistecca».