Un commissario per la Lega E in pole c’è la Ceccardi
La Lega toscana si appresta a cambiare «capitano». Non quello che per militanti e dirigenti merita la «c» maiuscola, cioè Matteo Salvini, ma il segretario regionale Manuel Vescovi, che lascerà la guida del Carroccio. Al suo posto un commissario, che molto probabilmente sarà Susanna Ceccardi (nella
foto con Vescovi), sindaco di Cascina e astro nascente del leghismo non solo regionale. L’ufficialità ancora non c’è, ma nella sede milanese di via Bellerio il dado sembra ormai tratto. Del resto il mandato di Vescovi, che ha preso in mano il partito 5 anni fa quando era allo 0,7% e lo lascia al 17,6% delle Politiche, è scaduto nel luglio scorso e ora il tempo inizia a stringere, perché in primavera sono in programma le elezioni comunali con partite fondamentali come Firenze, Prato, Livorno senza contare le sfide nei Comuni più piccoli (quasi 200 al voto in Toscana). Il Carroccio aveva due strade davanti: o convocare il congresso tra l’autunno e l’inverno, o affidare la gestione del partito toscano ad un commissario-traghettatore che lavori pancia a terra alla campagna per le Amministrative e per le Europee. Questa seconda ipotesi era quella che già convinceva non pochi dirigenti toscani della Lega e ora sta prendendo campo tra i vertici nazionali, perché aprire ora una conta interna potrebbe disperdere le energie necessarie per i duelli con il Pd (Firenze e Prato) e con il Movimento 5 Stelle (a Livorno, dove i due azionisti del governo Conte non solo non sono alleati ma da qualche settimana si attaccano praticamente ogni giorno). Il congresso cadrebbe poi in un momento delicato del partito, in grande crescita in una regione un tempo fortino della sinistra, dopo aver conquistato Pisa e Massa alle ultime Amministrative. Una crescita che però va governata, anche per evitare l’assalto di «salitori sul carro»: in questo senso, un congresso potrebbe comportare più di un rischio. Ma ci sono anche altri elementi che spingono verso il commissariamento momentaneo del Carroccio toscano, come la discussione interna sugli aeroporti toscani. Un dibattito che è arrivato ad una conclusione unitaria con il documento approvato all’unanimità dal direttivo regionale, che dice no alla nuova pista da 2.400 metri prevista nel masterplan per Peretola. Ma i mal di pancia di chi è favorevole allo sviluppo del «Vespucci», come l’uscente Vescovi e il gruppo dirigente fiorentino, restano.