Chi se ne va che male fa... Anche Sousa esonerato
Lontano da Firenze gli ex sono (quasi sempre) un flop
«Chi se ne va che male fa»... Paolo Conte, mentre componeva Insieme a te non ci sto più per Caterina Caselli nel 1968, non immaginava che un giorno il suo testo si sarebbe sposato alla perfezione con la storia di tanti ex viola.
Già, perché con l’esonero di Paulo Sousa dal Tianjin Quanjian si conferma la pessima luna che illumina gli ex allenatori, o anche chi ha semplicemente indossato quella maglia. Una storia ricca di delusioni per quasi tutti, con poche eccezioni a confermare la regola: lontano da Firenze è tutto più difficile. Non è un caso che a prendere le difese dell’esonerato Sousa sia proprio uno dei pochi a vivere giorni felici, Federico Bernardeschi. «È stato il primo a spingermi verso un salto di qualità mentale», ha detto il bianconero a Tuttosport. Eppure chi si aspettava l’ascesa del portoghese si è dovuto accontentare di vederlo nel campionato cinese, dove guarda caso non sono mancati nuovi contrasti con i dirigenti.
Di sicuro nessun allenatore dell’era Della Valle è riuscito ad andare a vincere altrove, visto che da Prandelli in poi per tutti le cose sono peggiorate. L’ex ct azzurro può consolarsi soltanto con l’Europeo del 2012, vista la spedizione fallimentare in Brasile del 2014 e i risultati deludenti di Istanbul con il Galatasaray e in Spagna con il Valencia prima dell’esperimento negli Emirati con l’Al Nasr.
Non è andata meglio a Montella, che dopo la bella esperienza fiorentina non è riuscito a lasciare il segno né a Genova con la Samp né con il Milan (dove però ha vinto una Supercoppa italiana) quanto all’estero, esclusa una bella vittoria in Champions contro il Manchester United, anche l’avventura a Siviglia è naufragata in fretta.
Ancora peggio è andata a Mihajlovic e Delio Rossi. Il serbo, oltre ad aver allenato la nazionale serba, ha percorso una strada simile a quella di Montella con lo stesso traguardo, quello dell’esonero poi ripetuto anche a Torino, mentre a Lisbona si è trattato di una toccata e fuga terminata ancor prima della prima gara ufficiale. Rossi, invece, dopo gli esoneri con Sampdoria e Bologna si è ritrovato in Bulgaria, a Sofia. Insomma, lasciare Firenze sembra preludere a una maledizione che anche per i calciatori ha fior di rappresentanti. In principio fu Montolivo ad andarsene per smanie di grandezza salvo ritrovarsi oggi ai margini del Milan, ma nemmeno alla premiata ditta Jovetic-Ljajic è andata meglio.
Il montenegrino continua a girare l’Europa (dopo Manchester City e Inter è reduce da esperienze in chiaroscuro a Siviglia e al Monaco) il serbo è finito in prestito dal Torino al Besiktas. E che dire di Kalinic cacciato dalla nazionale finalista del mondiale per non aver voluto entrare a fine partita e oggi riserva all’Atletico Madrid? Più o meno come Borja Valero all’Inter. Certo, a qualcuno è andata bene, basti pensare a quanti gol segnò Toni al Bayern Monaco, o all’impatto che hanno avuto Alonso sul Chelsea o Vecino all’Inter. Coincidenza o meno, intanto Pioli si gode il terzo posto (miglior piazzamento in classifica dal suo arrivo) e strizza l’occhio al rinnovo, tanto che ieri al centro sportivo si è visto anche il suo procuratore Satin. Un primo passo lungo la via di un nuovo sodalizio ben lontano da certe separazioni che a Firenze si sono consumate con un semplice «arrivederci amore ciao, le nubi sono già più là».