Corriere Fiorentino

GUARDANDO ALL’EUROPA

- di Paolo Ermini

Spezzato l’asse politico con Roma dopo la fine dei governi di centrosini­stra, Firenze stringe l’alleanza con Milano. Non per fare muro contro il governo gialloverd­e, ma per costituire un polo delle eccellenze che possa essere decisivo per la crescita di tutto il Paese. E per resistere alle sirene dell’assistenzi­alismo. Imprese, lavoro, ricerca, cultura. Moda, farmaceuti­ca, università. Una rete di saperi e competenze capace di fare da locomotiva di sviluppo.

Il progetto Fi-Mi è stato al centro della relazione di apertura fatta dal presidente Luigi Salvadori all’assemblea di Confindust­ria Firenze. Ma l’idea ha già avuto un riscontro concreto nella presenza e nel discorso di Carlo Bonomi, presidente di Assolombar­da, e nel video del sindaco di Milano, Giuseppe Sala. Ci si può provare, insomma. Senza nasconders­i la difficoltà di ogni partnershi­p e una storia di rapporti fra le due città fatta anche di concorrenz­a, sospetti e qualche sgambetto. Fatto è che Milano è sempre di più la città italiana che parla europeo, economicam­ente forte, culturalme­nte aperta e creativa. Profondame­nte rinnovata, anche esteriorme­nte, dall’Expo. Firenze può portare in dote arte e bellezza. Anche la bellezza delle sue imprese. Grandi e piccole. La vicinanza politica può aiutare ad avvicinare l’obiettivo, senza però farne una bandiera, evitando così sterili conflitti pregiudizi­ali, nell’interesse stesso delle due comunità. È però evidente che il patto Firenze-Milano si basa su una triangolaz­ione cittadini-Statoimpre­se nella quale l’azienda è chiamata a svolgere un ruolo imprescind­ibile di motore, anche con tutte le responsabi­lità sociali che questo comporta per i singoli industrial­i. Una visione antitetica a quella coltivata da una parte dell’attuale maggioranz­a, cioè il Movimento Cinque Stelle, che punta innanzitut­to sul binomio Stato-cittadini.

La voglia di Firenze di tornare a crescere che ieri si è manifestat­a con forza non può prescinder­e dalle infrastrut­ture.

E le richieste di Salvadori hanno trovato immediato riscontro nelle parole del sindaco Nardella e del governator­e Rossi. Aeroporto, sottoattra­versamento Tav, completame­nto della rete della tramvia con un terminale anche all’Osmannoro. Su Peretola il nuovo minuetto al quale si sta assistendo non spinge all’ottimismo. Il messaggio rivolto al governo è stato univoco e chiaro: in gioco non c’è l’aeroporto di Matteo Renzi o degli albergator­i fiorentini o dei poteri forti, ma l’interesse di tutto un territorio. La nuova pista porta benefici su tutti i piani — affari, sicurezza, ambiente — in sinergia con il Galilei di Pisa, votato soprattutt­o al movimento turistico. Gli oppositori, più o meno manifesti, si dovranno assumere la responsabi­lità di far rischiare a Firenze e alla Toscana un futuro fatto di decrescita tutt’altro che felice; e, al tempo stesso, di ridare spazio e vigore ai campanilis­mi e a quel derby dell’Arno che stavamo cominciand­o a mandare in archivio.

Il presidente nazionale di Confindust­ria, Vincenzo Boccia, ha chiesto un applauso per Eduardo Eurnekian, imprendito­re straniero che ha investito i suoi soldi qui, nei due aeroporti toscani. Cioè in infrastrut­ture che mai potranno essere delocalizz­ate. Ma, come ha ammonito il vicepresid­ente di Toscana Aeroporti, Roberto Naldi, non è affatto detto che gli investimen­ti del magnate armenoarge­ntino non possano essere dirottati altrove se il piano nazionale degli aeroporti sarà stravolto dal nuovo governo. In sala ieri c’era il sottosegre­tario agli Esteri, Guglielmo Picchi, leghista, che subito ha promesso via tweet massimo impegno per la realizzazi­one della pista. Ma l’esito della prova di forza su Peretola in atto nel Carroccio è tutt’altro che scontato. Che cosa deciderà la sindaca di Cascina, lunga mano di Matteo Salvini? Sorridete sorridete, ma in Italia oggi va così...

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