Stazione, il peggior biglietto da visita
Oltre al traffico rifiuti, materassi, droga, bivacchi. Un assedio di giorno e di notte
In piazza dell’Unità, accanto al monumento ai caduti, drappelli di sbandati si aggirano con le bottiglie di vino e birra in mano già dal primo pomeriggio. Davanti a loro comitive di turisti affrettano il passo per raggiungere il Duomo e gli Uffizi, altri invece trascinano il trolley con passo svelto per arrivare in stazione e lasciarsi alle spalle una delle zone più degradate di Firenze. E anche se non lo hanno letto sulle guide turistiche lo hanno capito al volo passando in San Lorenzo, in via Fiume e in via Nazionale.
Nonostante i controlli assidui delle forze dell’ordine , gli arresti, i pattuglioni notturni e i presidi anti terrorismo, i dintorni di Santa Maria Novella fanno sempre paura, con le sue risse, le aggressioni e lo spaccio di droga. Ma girando nelle strade attorno alla stazione non è difficile imbattersi in accampamenti e latrine a cielo aperto, pusher, traffico caos, code interminabili per i taxi, bivacchi sulle nuove aiuole inaugurate poco meno di un mese fa e costate ai cittadini 130 mila euro, transenne, calcinacci, scatoloni per ovunque. Dovrebbe essere il biglietto da visita della città, rischia invece di essere una cartolina dell’orrore. Certo, ci sono i lavori della tramvia che complicano la situazione. Ma buona parte dei disagi esula dalla questione cantieri.
Come l’accampamento in piazza Adua. I senzatetto di etnia rom sono tornati. Intorno all’ora di cena, stendono i loro materassi (che il giorno nascondono tra marciapiedi e transenne), e le loro coperte davanti all’ingresso del palazzo dei congressi. Un hotel abusivo a cielo aperto. E la toilette? È in via Cennini, dove gli accampati fanno i loro bisogni tra un macchina e l’altra. L’odore non mente. Quasi tutte le mattine, in via del tutto eccezionale, passa dalla strada un furgoncino Alia per pulire gli escrementi rimasti sul marciapiede. Un problema vissuto quotidianamente dai residenti (ormai pochi), dagli albergatori e dai negozianti della via. Come il ristorante: «Questa strada è una fogna». Dice una residente: «Abbiamo denunciato il problema alle istituzioni e alle forze dell’ordine, ma non è cambiato nulla».
Non solo accampamenti. Il retro del palazzo dei congressi, è diventato rifugio per tossicodipendenti, che arrivano qui per iniettarsi le dosi. Ne è testimone l’ottico: «Quasi tutti i giorni vediamo giovani raViatcheslav gazzi con le siringhe, le sostanze vengono nascoste dentro il contatore sempre aperto». Tracce si ritrovano nel piccolo spazio verde di piazza Adua.
Al degrado si aggiungono i cantieri. E con essi il traffico. Via Nazionale è un perenne incolonnamento a quasi tutte le ore del giorno, piazza Stazione un labirinto di ingorghi e divieti. Gli autobus girano con difficoltà, si ritrovano incastrati col semaforo verde, mentre i tassisti si attaccano al clacson per accelerare i tempi. Ma non è facile uscire dalle sabbie mobili del traffico. Parla chiaro la lunghissima coda dei taxi accanto all’uscita della stazione. Tempi di attesa che, ieri mattina, erano di quasi un’ora. Giusto il tempo per ammirare bene i bivacchi sul prato della piazza, le biciclette arrugginite alle ringhiere (dove c’è il divieto di parcheggiare), i cartoni e le immancabili bottiglie per terra. Almeno, per un po’, passa la voglia di scattare un selfie.